«Non sono stato io a sparare in corso Indipendenza il 28 aprile scorso». Giuseppe Concetto Piterà durante l’interrogatorio di garanzia ha fatto lunghe dichiarazioni alla gip. Prima di tutto l’indagato, difeso dall’avvocato Salvatore Pappalardo, si è alzato per mostrare la sua corporatura abbastanza robusta e l’altezza di un metro e settanta allo scopo di dimostrare che la sua fisicità non sarebbe compatibile con la descrizione fornita dalla vittima ma anche da quella che mostra il filmato della dashcam, prova regina dell’inchiesta sul tentato omicidio (leggi l’articolo sopra) culminata con due arresti eseguiti dalla squadra mobile alcuni giorni fa.
Alfio Cristian Licciardello è molto preciso quando racconta ai poliziotti le fasi dell’agguato: «Mi trovavo verso le 13.45 alla guida della Smart fermo all’incrocio di via Generale La Marmora con corso Indipendenza quando all’improvviso un soggetto alto circa un metro e ottanta, di corporatura esile, indossante un giubbotto di colore blu e/o azzurro e con il casco integrale di colore rosso è entrato dal finestrino destro dell’auto e ha esploso due colpi d’arma da fuoco colpendomi al ginocchio. Subito si è allontanato dall’auto e in quella circostanza gli è caduta a terra la pistola e dopo averla ripresa in mano, mentre stavo cercando di scappare, mi ha esploso degli altri colpi di pistola».
Piterà ha respinto la tesi accusatorie e sulle intercettazioni ha affermato che si riferiscono a un altro fatto illecito e non alla sparatoria. Su queste basi la difesa ha deciso di impugnare l’ordinanza davanti al Riesame. Il legale potrebbe anche chiedere una perizia sul filmato per poter comparare la fisicità del suo assistito con quello del passeggero dello scooter che poi ha fatto fuoco. L’obiettivo è verificare la compatibilità della corporatura di Piterà con la persona immortalata dalla dashcam.
Anche Mario Leonardi ha affrontato nei giorni scorsi l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il 22enne, difeso dall’avvocato Giuseppe Magnano, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Anche per lui il legale sta preparando il ricorso davanti al Tribunale della Libertà.
I giudici dovranno valutare la gravità degli indizi e la sussistenza delle esigenze cautelari. Aspetti su cui la gip si è espressa in modo molto cristallino: «La misura cautelare in carcere appare l’unica adeguata potendosi presumere con ragionevole certezza che gli indagati non avrebbero alcuno scrupolo» a commettere altri reati in caso fosse necessario «il loro intervento criminale». Per la giudice il «loro agire criminoso» si innesca «nell’alveo di dinamiche associative caratterizzate da una situazione di conflittualità in atto». Anche se il movente «risulta allo stato oscuro» per la gip la sparatoria «inevitabilmente va inserita nel contesto della criminalità organizzata di tipo mafioso».