Agrigento – Con l’accusa di tentata estorsione nei confronti di un imprenditore, la Dia di Agrigento ha arrestato all’alba di oggi due uomini, Antonio Massimino di 48 anni e Liborio Militello di 49 anni. I fermi sono stati disposti dal Procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia, che ha coordinato l’indagine con i pm Claudio Camilleri e Alessia Sinatra. I due uomini sono accusati di tre tentativi d’estorsione aggravata, ai danni di un imprenditore edile agrigentino impegnato nella realizzazione di una palazzina in città. In particolare, gli episodi estorsivi, che si sono concretizzati in richieste di danaro e in assunzioni di personale, sono avvenuti presso il cantiere edile e gli uffici dell’impresa interessata, attraverso il metodo mafioso. Massimino era stato tratto in arresto in territorio belga il 13/1/1999, in quanto raggiunto da Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito della cosiddetta operazione “Akragas”, che aveva consentito, fra l’altro, di individuare i responsabili di ben 22 omicidi, un tentato a omicidio ed un sequestro di persona. L’arresto del Massimino è scaturito dalle dichiarazioni rese dal collaboratore empedoclino Alfonso Falzone, il quale, affermava che lo stesso fosse persona “vicina” alla famiglia di Cosa Nostra di AgrigentoVillaseta.
Massimino era stato condannato alla pena di anni quattro di reclusione per associazione mafiosa, poi confermata in appello. Il 26 giugno del 2002 la Corte di Appello di Palermo, ritenendolo socialmente pericoloso, lo aveva sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di due anni. Con ordinanza del 26.03.2003, l’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Milano, dichiarandolo socialmente pericoloso, gli aveva applicato la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di due anni. L’11.07.2005, Massimino è stato tratto in arresto, unitamente ad altre persone, in esecuzione Ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Palermo su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’operazione ‘San Calogerò. Con sentenza emessa in data 19.04.2007, il GUP del Tribunale di Palermo, nel processo celebrato col rito abbreviato, ha condannato Massimino alla pena di 15 anni di reclusione, per aver fatto parte, in qualità di promotore e organizzatore di un’associazione diretta al traffico di stupefacenti; di aver fatto parte delle famiglie mafiose operanti ad Agrigento, articolazione dell’associazione denominata Cosa Nostra. Massimino è attualmente sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S.
L’altro arrestato, Militello, figura nota negli ambienti delinquenziali agrigentini, è risultato essere un fidatissimo sodale di Antonio Massimino “dal quale ha ricevuto sistematicamente ordini che ha portato regolarmente a compimento- dicono gli inquirenti -. Nel gennaio del 2001 venne condannato per una tentata estorsione; nell’occasione aveva posto in essere atti persecutori, facendo anche ricorso a minacce e violenza, al fine di estorcere denaro ad un funzionario sindacale, arrivando a chiedergli la corresponsione mensile di lire cinque milioni per una durata complessiva di mesi tre”. Annovera precedenti e pregiudizi penali anche per oltraggio, resistenza e violenza a P.U. per porto abusivo di armi, resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale. I fermati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Agrigento, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria .