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Sushi e buttafuori, gli affari di Ciccio Russo: così il reggente del clan Santapaola-Ercolano autorizzava a riscuotere il pizzo

Intercettazioni inedite rivelano gli ordini impartiti dal boss. Secondo i giudici «teneva la carta generale» delle estorsioni su cui spendeva l’ultima parola

Di Laura Distefano |

Direttive precise. Ordini che solo il reggente avrebbe potuto fare. Francesco Russo sarebbe l’attuale depositario della carta generale delle estorsioni «per il ruolo ricoperto di reggente della famiglia Santapaola-Ercolano». Le motivazioni del Tribunale del Riesame documentano alcune “disposizioni” di Russo, rimasto in carcere dopo la conferma della misura.

Intercettazioni in cui i boss chiariscono che a «comandare» è Ciccio Russo. Estorsioni, cambi di vertice e messe a posto. Il capo ha contezza di quello che i Santapaola “possono maneggiare”. Il responsabile del gruppo della Stazione Daniele Strano, dialogando lo scorso ottobre con il giovane Seby Ercolano (fermato a dicembre nel blitz Leonidi), precisa immediatamente che quando parla di Ciccio non si riferisce a Francesco Napoli, finito in carcere nel 2022, ma a «Russo». E non possono esserci dubbi sull’identificazione perché poi Ercolano jr parla del figlio Diego, anche lui arrestato nell’operazione Ombra della squadra mobile per armi.

Strano inoltre fornisce un particolare in più rispetto a delle imprese sotto estorsione segnalate da Russo: «Il sushi a Biancavilla ce l’abbiamo noi altri di nuovo grazie a lui però… che ci manda il regalo Pasqua e Natale». Per la precisione 500 euro ogni festività. Il Tribunale, collegio feriale presieduto da Rosa Alba Recupido, è lapidario: «Quanto alle estorsioni ai danni di una catena di ristoranti di cucina giapponese, voluta e promossa da Francesco Russo, sarà proprio quest’ultimo ad autorizzare, in forza del suo ruolo apicale, Cristian Paternò e Strano alla riscossione del denaro anche presso gli esercizi commerciali della catena che non ricadevano sotto il diretto controllo della organizzazione».

Poi c’è il caso dell’estorsione ad Aldo ‘u buttafuori che agiva sotto la protezione di Salvatore Massimiliano “u carruzzeri” del clan Cappello anche nei locali della zona della stazione. Strano, delegato da Russo, avrebbe tentato di ottenere dei favori, come far lavorare i ragazzi segnalati dal clan.

Piani alti

Su questo “caso” il boss della Stazione è intercettato mentre parla con Francesco Massimiliano Santapaola, figlio di Nitto (che non è indagato nell’inchiesta) che in qualche modo invita a lasciar perdere l’imprenditore. Ma Strano spiega immediatamente al figlio minore del padrino che l’iniziativa partiva dai piani alti. «Per il fatto della sicurezza ne ho parlato con Ciccio Russo. Il fratello di tuo fratello (per definire il rapporto simbiotico tra Russo ed Enzo Santapaola). Quindi dove sto sbagliando io? O pensate che io faccio di iniziativa mia? lo se dico una cosa, mi è stata detta… da gente molto… che ci vuole bene tanto e che vuole bene pure a lui… io la mattina non mi alzo, prendo questa poltrona e la metto qui. Se io prendo questa poltrona e la metto la è perché me l’hanno detto» . Ciccio Santapaola, facendo un passo indietro, però chiede a Strano perché avesse etichettato Aldo “u buttafuori con la parola «ospite»: «Nel mio quartiere sei ospite dato che dici sempre Cappello. Capito? Qua sei ospite, non sei a casa tua… e noi siamo stati sempre corretti e precisi». Più chiaro di così.

La ciliegina sulla torta poi arriva da un uomo vicino al clan che, senza un velo di dubbi, dice: «I soldi li amministra Ciccio Russo». Per il Riesame l’indagato è il capo assoluto di Cosa nostra e deve rimanere in gattabuia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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