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Dopo la sentenza

Stupro Villa Bellini, la confessione «tardiva» del secondo stupratore

Le motivazioni di condanna del minore che l’anno scorso abusò di una tredicenne

Di Laura Distefano |

Tre versioni. Nelle prime due respinge le accuse. Poi decide di raccontare la sua verità: «Ho abusato sessualmente della minore». Nelle ventisei pagine delle motivazioni della sentenza con cui il tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Alessandra Chierego in funzione di gup, ha condannato il giovane egiziano a sette anni e quattro mesi per violenza sessuale è riportata parte della sua confessione.

Il processo

Il processo è quello che riguarda lo stupro avvenuto nei bagni della Villa Bellini a Catania l’anno scorso.L’imputato, all’epoca diciassettenne, ha raccontato quella serata degli orrori. Era il 30 gennaio 2024. A Catania si respirava l’aria della festa di Sant’Agata. Il branco di ragazzi si avvicinava alla coppia di fidanzatini che stavano uscendo dal bagno pubblico. Il resto, purtroppo, è diventata cronaca.Nell’ultima udienza il giovane, che ha compiuto diciotto anni lo scorso autunno, decide di fare delle dichiarazioni spontanee. «Cambia la versione resa al gip e anche quella resa alla conclusione dell’incidente probatorio», scrive il Tribunale per i minorenni. Le sue parole sono «parzialmente confessorie e comunque – mette nero su bianco il collegio – estremamente riduttive».

La confessione

Il ragazzo ammette ma nello stesso tempo cerca di giustificare quello che è accaduto. «Intendo precisare che non ho usato alcuna violenza in quanto dicevo alla vittima di stare tranquilla», ha detto. Il giovane è il secondo che violenta la minorenne. Al Tribunale spiega che quando l’altro imputato (il maggiorenne già condannato dal gup ordinario) esce dal bagno lui vede la ragazza rivestirsi e allora decide di entrare. «A questo punto ho sbagliato e le ho detto “lo voglio anche io”». Poi afferma di aver visto un cenno del capo della ragazzina che ha frainteso: «Non ho capito che non volesse». Per il Tribunale questa tardiva e parziale ammissione relativa solo all’abuso sessuale non può portare a un riconoscimento delle attenuanti. Il collegio ritiene «di aderire al costante insegnamento della Suprema Corte secondo cui, ove la responsabilità dell’imputato sia già acquisita non rileva alla fine della concessione delle attenuanti generiche la confessione dettata da non effettiva resipiscenza ma da un mero ed estremo intento utilitaristico».

Ma è già tardi

Il quadro probatorio infatti era già blindato. Oltre al riconoscimento da parte delle vittime, alle indicazioni del complice e ai riscontri delle indagini dei carabinieri. La responsabilità penale dello stupratore emerge «innanzitutto» dalle tracce biologiche sovrapponibili con il Dna dell’imputato rilevato sugli indumenti intimi e sulla felpa della minorenne».Il difensore, l’avvocato Michelangelo Mauceri, ha già annunciato ricorso. Vedremo cosa accadrà. Intanto al tribunale di Catania è in corso il processo agli altri quattro del branco.

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