Cronaca
“Stop ai corridoi umanitari delle Ong, salvataggi spettano agli Stati nazionali”
“Non può ritenersi consentita dal diritto interno e internazionale, né è desiderabile, la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati, trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati e alle organizzazioni sovranazionali”.
E’ quanto si legge nella relazione finale approvata con voto unanime dalla Commissione difesa del Senato al termine dell’indagine conoscitiva sul ruolo delle Organizzazioni non governative nei salvataggi di migranti in mare.
Le Ong “viceversa, se opportunamente inseriti in un contesto saldamente coordinato dalle autorità pubbliche possono fornire un apporto significativo e costruttivo”.
Per non disperdere «preziosi elementi di prova» sarebbe opportuno consentire «l’intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle ong».
Dalle audizioni dei procuratori siciliani, ha spiegato Latorre, «è emerso che i satellitari vengono buttati in mare se i soccorsi sono fatti dalle navi militari, mentre nel caso di intervento di navi delle ong, i telefonini vengono recuperati per essere riutilizzati in altre traversate. E in alcuni casi – ha aggiunto – quando il soccorso è fatto dalle organizzazioni umanitarie, soggetti libici prelevano il motore del barcone per riusarlo».
I dati. Nel 2017 il 50% dei salvataggi in mare sono stati fatti da mezzi privati: mercantili o unità delle ong. Lo indica la relazione approvata all’unanimità dalla commissione Difesa del Senato. Le ong, operative attualmente con circa 9 navi, hanno salvato nei primi quattro mesi dell’anno 12.646 persone (il 35% del totale), mentre i mercantili privati sono a quota 5.698 (16%). La restante metà degli interventi sono stati fatti dai mezzi della Guardia costiera italiana (29%), Marina Militare (4%), Frontex (7%) e Eunavformed (9%). Si registra un deciso incremento dei salvataggi ‘privatì, passati dal 17% del 2013 al 51% del 2017.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA