“Spaghetti killer”, parla il medico della casa di riposo che ospitava Maria Basso

Di Laura Distefano / 14 Gennaio 2025

Austera nel suo chignon basso legato con un laccio nero. Paola Pepe, ancora ai domiciliari, non perde un’udienza del processo che la vede imputata per omicidio e circonvenzione d’incapace. Maria Basso, che è stata trasferita da Asiago ad Aci Castello dalla nipote, è deceduta il 16 dicembre 2022 – secondo la ricostruzione della procura – a seguito di una polmonite ab ingestis che è insorta dopo un pranzo con la Pepe a base di spaghetti tritati e un dolce. L’anziana signora veneta soffriva di una patologia che le impediva di assumere cibo solido: poteva ingerirlo solo omogeneizzato. Inoltre per i pm la nipote avrebbe fatto in modo di ottenere l’eredità della zia facendogli modificare pochi giorni prima della morte il testamento.
Ieri in aula sono stati ricostruiti gli ultimi giorni di vita dell’ottantenne veneta nella casa di cura di Aci Castello dove era ospite su disposizione della Pepe.

Il medico Francesco Mauceri, che opera nella struttura, ha spiegato che la signora Basso «aveva capacità cognitiva, però era una persona con una fragilità emotiva». Descrive la paziente «raffinata e di cultura», ricorda quando gli chiese di «vedere il mare». Basso dopo il pranzo con Pepe rientrò in struttura in «condizioni» critiche. Infatti dopo un primo intervento per stabilizzare i parametri e in cui gli operatori avevano aspirato parecchio cibo fu necessario chiamare l’ambulanza. Dal pronto soccorso l’anziana fu dimessa con la prescrizione di seguire «una cura antibiotica e ventilazione con ossigeno». Rispondendo alle domande della difesa, composta dagli avvocati Carmelo Peluso e Dario Riccioli, il teste ha precisato che «lui non è un medico legale ma ha semplicemente messo in fila i fatti accaduti prima del decesso».
Alessandra Panarello fa diverse consulenze per la casa di riposo di Aci Castello. «Ho visto Maria Basso solo pochi minuti, l’ho sottoposta ai dei piccoli test che mi hanno portato a consigliare un esame diagnostico e ordinare di somministrare solo cibo omogeneo e quindi nè liquidi nè solidi, perché avrebbe potuto provocare soffocomaento o polmonite ab ingestis». La teste ha riferito di aver parlato dell’alimentazione della signora con la nipote. «Sì, sono stata perentoria», ha risposto a una domanda diretta della presidente della Corte d’Assise, Maria Pia Urso.

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Pubblicato da:
Carmela Marino