INQUINAMENTO
Smog, situazione critica a Catania: il maggior numero di sforamenti in viale Vittorio Veneto
È quanto emerge dal nuovo report di Legambiente «Mal'Aria di città 2025»
Solo cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030. È quanto emerge dal nuovo report di Legambiente «Mal’Aria di città 2025», che l’associazione ambientalista lancia oggi, a Milano.
Peggiora nel 2024 la situazione dello smog nelle città italiane. Aumentano, infatti, a 25 (dai 18 del 2023) su 98 in totale, i centri urbani in cui sono stati superati i limiti giornalieri di polveri sottili Pm10. La rilevazione è stata fatta da 50 centraline. Al primo posto per inquinamento si conferma Frosinone che insieme con Milano sono maglie nere con 68 giorni di sforamenti, seguite da Verona con 66 e Vicenza con 64.
In Sicilia a Catania è stata la stazione di viale Vittorio Veneto a registrare il maggiore numero di sforamenti con 46 giorni nei quali è stata superata la soglia limite dei 50 microgrammi/metro cubo di Pm10. Diverse situazioni critiche si sono registrate anche per i fattori inquinanti monitorati, il biossido di azoto NO2. In particolare, a Palermo in ben 3 centraline (Di Blasi – 59, Castelnuovo – 46 e Belgio -43) ed una a Catania (sempre quella di Vittorio Veneto – 42) sono stati rilevati superamenti della soglia media annuale di NO2 (40 microgrammi/metro cubo).
«Se per le medie annuali di Pm10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. In Sicilia tutti i comuni capoluoghi, ad eccezione di Enna, sarebbero in violazione delle nuove normative riguardanti il Pm10. In particolare Catania e Palermo sono i comuni che devono ridurre maggiormente le concentrazioni attuali, rispettivamente del 35% e del 33%. Non se la passano meglio Siracusa e Ragusa che dovranno ridurre le concentrazioni del 22% e 18% per rispettare i limiti della nuova direttiva europea. Preoccupano i valori registrati di NO2 a Palermo (40 µg/mc il limite soglia) che si colloca tra i più alti del paese e supererebbero del 50% i nuovi limiti fissati al 2030.
«Procediamo troppo lentamente e timidamente nell’attuare gli interventi per eliminare le cause delle emissioni degli inquinanti atmosferici e migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città. – dice Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia -. Abbiamo poco meno di 5 anni a disposizione per rientrare nei limiti più stringenti previsti dalla Direttiva europea al 2030 per tutelare la salute dei cittadini».
«Con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 1 gennaio 2030, salirebbero a 70 le città fuorilegge» rispetto alla nuova soglia di 20 microgrammi (µg) per metro cubo di polveri sottili Pm10, spiega Legambiente precisando che «tra le città più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, ci sono Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo».
Il quadro non migliora con il biossido di azoto (No2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/mc. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%.
«Dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo». Il responsabile scientifico di Legambiente, Andrea Minutolo, rileva che «i dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento, con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia». E ricorda che lo smog «è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA