Siracusa-Gela: «Niente fondi, stop ai lavori»
Siracusa-Gela: «Niente fondi, stop ai lavori» La Regione rassicura: prima trance in arrivo
Ma le imprese: «Siamo pronti a gettere la spugna» FOTO
RAGUSA – Non ci sono i soldi. O meglio: ci sono, ma la Regione non li accredita alle imprese. E così l’unico cantiere aperto sulla futura, futuristica e futuribile autostrada Siracusa-Gela – i lotti 6, 7 e 8 che collegano Rosolini con Modica – rischia di fermarsi. «Avremmo bloccato tutto già ad agosto se non ci fosse stato quel segnale dal Cas», si sfoga, nell’atrio della Prefettura di Ragusa, Antonio D’Andrea, presidente del consorzio “Condotte d’Acqua” aggiudicatario dell’appalto. Un’anticipazione con fondi del Consorzio autostrade siciliane, «una cosa piccola, quasi una presa in giro nella cifra», ma abbastanza «per non gettare la spugna ». Eccola, l’ennesima opera siciliana a rischio flop. E non soltanto per un problema di fondi. Ma per le «numerose criticità» che trasformano i 19,5 chilometri del tracciato in un campo minato.
La scena madre si consuma sul più bello della cerimonia di firma del protocollo di legalità che promette di filtrare anche un ago vagamente contaminato da Cosa Nostra nel pagliaio di un’opera da 289 milioni di euro. Hanno finito di parlare i prefetti. Annunziato Vardè (Ragusa), sottolinea «il rigore delle regole e delle procedure»; il collega di Siracusa, Armando Gradone, «l’impegno straordinario, ma che non ci spaventa». Il presidente del Cas, Rosario Faraci, si spinge nell’«auspicio di completare tutta la tratta, fino a Gela». Poi prende il microfono D’Andrea. Quasi sommessamente. E, dopo l’impegno di “capitolato” sulla legalità, l’affondo: «La Rosolini-Modica sta occupando in questo momento 400-500 unità di lavoratori, quasi tutti siciliani, ed è finanziata con fondi europei e del ministero ». Ma le risorse si sono impantanate a Palermo. «A noi è arrivata una parte minima e abbiamo fatto tutto con le nostre finanze ». Lo scenario è a tinte fosche: «O nelle prossime settimane ci arriva un po’ di ossigeno o si rischia il collasso. Saremo costretti a ridurre sensibilmente, se non addirittura a interrompere, il ciclo produttivo ». Nella sala cala il gelo. L’assessore regionale ai Trasporti, Giovanni Pizzo, trasecola. Quelli del Cas abbozzano. Il ministro Alfano, intervenendo subito dopo, non fa cenno all’impasse. Ma poi ne parla con i giornalisti: «Le risorse ci sono e i lavori sono in svolgimento, sarebbe assurdo fermarli. Se ci sono dei ritardi da parte del governo verificherò subito con il ministro Delrio». Ma il nodo non è a Roma. I vertici di Cas e imprese si chiudono in una stanza della Prefettura, «per fare il punto della situazione e risolvere subito il problema», come annuncia Nitto Rosso, componente ragusano del Cda del Cas, che si muove da padrone di casa oltre che da “ambasciatore”. A questo punto entra in scena il siracusano Enzo Vinciullo, uno dei pochi deputati presenti alla firma del protocollo. «Imboscati», si lamenterà nel pomeriggio il collega all’Ars Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, ricordando che «l’assenza degli altri dipende dal mancato invito del cerimoniale». L’unico al di sopra di ogni sospetto è Andrea Vecchio, deputato di Scelta Civica, ma qui in veste di fondatore della “Cosedil Spa”, società di Santa Venerina, adesso gestita dai figli, partner nell’appalto della “Società Italiana per Condotte d’Acqua Spa” di D’Andrea. Ma tant’è. Vinciullo c’è. E, checché ne dica il suo leader nazionale che continua a negare l’ingresso nel governo Crocetta, il presidente “supplente” della commissione Bilancio si muove come un uomo di maggioranza. Tira fuori il telefonino: «Ora chiamo Falletta! ». Che di nome fa Vincenzo ed è il dirigente delle infrastrutture viarie della Regione. Il responso: disponibili 13,8 milioni «in quindici giorni lavorativi da oggi», ed entro la fine del mese ce ne sarebbero altri 10 pronti. «Ma c’è un problema – sibila Vinciullo – perché il Cas non ha preso il numero di accreditamento alla Regione e se non fa la richiesta quei soldi non arrivano».
Il deputato regionale di Ncd è un incubo, per quelli del Cas. Ha firmato decine di interrogazioni, producendo una mole di carte impressionante. Non a caso, il presidente Faraci – in un siparietto che cogliamo nell’androne – lo incalza con ironia: «Glielo dica, all’onorevole Vinciullo, se lo incontra, che il consorzio è cambiato da così a così: adesso ci sono trasparenza ed efficienza ». Ma l’interlocutore non si fa persuaso: «Se fosse per me, il Cas lo chiuderei oggi stesso. Diamo tutto all’Anas, così come nel resto d’Italia». Il consigliere Rosso è su tutt’altra strada: «Abbiamo chiesto all’Anas di darci il tratto Catania-Siracusa, potremmo mettere sotto pedaggio tutto il tratto fino a Rosolini e migliorare manutenzione e sicurezza». Diversità di vedute.
Finisce la riunione. Stazione appaltante e Ati fanno i conti: presentate due richieste (da 7,6 e da 9 milioni) e una terza, circa 8 milioni, è in arrivo. Pagato all’impresa soltanto il 50% del primo Sal (che non è un formaggio poco stagionato, ma l’acrononimo di Stato di avanzamento lavori), le cui fatture risultano scadute dallo scorso luglio. «Ma non dimentichiamo – si giustifica Rosso – che molto più costoso è l’onere per le opere collaterali, fra cui deviazioni di condotte ed espropri, per i quali il Cas ha già sborsato altri 15 milioni».
Eppure i guai della Rosolini-Modica sono ben altri. E ne sono a conoscenza sia il Cas sia la Regione. I tempi di consegna dell’opera non saranno rispettati. Il bando prevedeva l’avvio dei lavori entro novembre 2013 e la consegna del cosiddetto “tratto prioritario” (da Rosolini a Ispica) entro dicembre di quest’anno, per poi concludere l’intera opera 41 mesi dopo l’avvio e cioè a metà del 2017. Ma i lavori sono stati consegnati dal Cas «in regime d’urgenza, nelle more della stipula del contratto», soltanto a giugno 2014. Un passaggio avvenuto «in maniera parziale» e addirittura «ad oggi la consegna delle aree non è completa ». A ciò si aggiungano le «numerose criticità » ribadite dai costruttori, fra le quali «interferenze con sottoservizi» e «problemi espropriativi» come quello con l’azienda agricola “La Moresca”. Nonostante tutto, le imprese non si sono risparmiate. L’intero tratto è “cantierizzato”: opere di consolidamento, rilevati stabilizzati a calce, scavo delle trincee, opere trasversali in calcestruzzo armato; si lavora al viadotto “Scardina” (già in corso il varo dei conci prefabbricati) e la galleria “Mandriavecchia” è a oltre il 50% di avanzamento. Ma il potenziale contenzioso fra imprese e Cas, per ora ben celato dai sorrisi di circostanza, è una bomba a orologeria che ticchetta sul cantiere.
E da Modica in poi? Le déluge. Ci sarebbero i lotti 9, 10 e 11. Il primo, Modica-Scicli, ha ottenuto la Via da Regione e ministero dell’Ambiente; gli altri due no. «Ma per tutti c’è la progettazione esecutiva», ricorda Rosso. Che però – oltre ad ammettere «una previsione di fondi complessivi, un miliardo di euro, che mi sembra eccessiva» – ricorda anche l’altro potenziale fronte aperto. «Per un contratto vecchio di anni, oggi evidentemente nullo, qualsiasi progetto del Cas lo deve fare una sola società».
E questo potrebbe rallentare la Siracusa- Gela? «No, perché puntiamo ad azzerare i conti, facendoci lasciare i progetti sul tavolo », anticipa Rosso. E il miliardo che manca per finanziare l’altra manciata di chilometri da Modica a Ragusa? «Non può arrivare da fondi europei perché la nuova programmazione lo impedisce – taglia corto il presidente Faraci – e dunque vanno cercati altrove, compresi i privati». E la Regione che dice? «Dice che in Sicilia sembra che le opere pubbliche da sempre servono soltanto per fare i progetti e far fare soldi ai progettisti per poi magari non essere realizzate», con le parole dell’assessore Pizzo. Che sale sull’auto di servizio; grigia e non blu. La Siracusa-Gela – per lui, oggi – è lontana quasi come il Ponte sullo Stretto. Ha ben altro a cui pensare: la collina che frana addosso all’A18, tanto per fare un esempio. twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA