Spiagge deserte, città con traffico a zero e nessuno a passeggio ad ammirare i monumenti, scampagnate di Pasquetta annullate. Per il secondo anno la Pasqua non riunisce le famiglie nè dà il via alla stagione dei viaggi e delle gite fuoriporta: l’Italia è rossa per frenare la pandemia, tutto,il Belpaese soffre e la Sicilia ancora di più.
E pensare che fino al 2019 l’Isola era in cima alle mete più gettonate dei vacanzieri. Le stime sono ovviamente tutte al ribasso: un intero settore, trainante per l’economia della Sicilia, costretto per il secondo anno consecutivo a leccarsi le ferite a causa del Coronavirus. Le stime sul fatturato in fumo per il weekend pasquale si aggirano attorno ai 200 milioni di euro.
Una perdita secca che brucia i conti delle aziende, già sconquassati da un anno di pandemia. Ma non solo. Tra lavoratori stagionali che non vengono riassunti e prenotazioni saltate, la “zona rossa” decisa dal governo nazionale fino a martedì in tutta Italia stronca anche le speranze di quelle strutture – come gli agriturismi – che avrebbero avuto tutte le carte in regola per garantire il rispetto delle misure di sicurezza fuori dalle mura domestiche.
Secondo Coldiretti Sicilia, gli oltre 750 agriturismi dell’Isola dovranno fare i conti con un crollo del fatturato in media superiore al 60%. Eppure, ha sottolineato Terranostra (l’associazione del comparto di Coldiretti Sicilia), «gli agriturismi si trovano in zone isolate, in strutture familiari, con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto».
In generale, la “zona rossa” ha costretto alla chiusura il 90% degli alberghi. I pochi rimasti aperti registrano pochissime presenze legate alla clientela business. Di stranieri neanche a parlarne: forse, come tutti gli altri turisti, arriveranno d’estate. A Pasqua, gli ingressi nell’Isola sono per lo più quelli dei siciliani che studiano o lavorano fuori ma che in terra di trinacria hanno mantenuto residenza o domicilio.
Eccola l’eccezione di una Pasqua blindata. La conferma è nei dati sul traffico passeggeri diffusi dagli aeroporti siciliani: sono oltre 50mila i viaggiatori già arrivati negli scali di Palermo, Catania e Comiso. Il maggior numero di passeggeri transiterà a Fontanarossa, dove la Sac ha calcolato 34.185 persone in arrivo e 32.035 in partenza. Di questi, i passeggeri nazionali saranno 59.920 (31.000 in arrivo e 28.920 in partenza); mentre quelli internazionali saranno 6.300 (3.200 in arrivo e 3.100 in partenza). Impossibile il confronto con il 2020: in pieno lockdown, il periodo delle festività pasquali dello scorso anno aveva fatto registrare appena 19 voli nazionali – contro i 269 di quest’anno – e non aveva visto operare alcun volo internazionale.
Il paragone con il 2019, invece, restituisce un quadro completamente diverso: due anni fa, i passeggeri nazionali (sempre nel periodo compreso tra il mercoledì prima di Pasqua e il giorno dopo Pasquetta) erano stati 133.828.
Il calo della Pasqua 2021 rispetto all’ultimo anno pre-pandemia è dunque del 55% per quanto riguarda il comparto nazionale e del 92% per quello internazionale.
Potrebbe bastare già questo per concludere il focus sulla seconda Pasqua dell’era Covid. E invece nel racconto delle ripercussioni che la pandemia ha provocato nel turismo di casa nostra c’è pure il paradosso finale. Un paradosso che spunta nella selva di decreti, ordinanze, regolamenti e norme. Con la “zona rossa” non si possono fare gite fuori regione, né affollate reunion di famiglia a casa, ma per un viaggio si può raggiungere un aeroporto (anche fuori dalla propria regione) e salire su un aereo diretto all’estero.
Una falla evidenziata da Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi: «Gli alberghi e tutto il sistema dell’ospitalità italiana sono fermi da mesi, a causa del divieto di spostarsi da una regione all’altra. Non comprendiamo come sia possibile autorizzare i viaggi oltreconfine e invece impedire quelli in Italia».