PALERMO – Continua l’emorragia di studenti nelle scuole siciliane. Al suono della prima campanella, a partire dai prossimi giorni, entreranno in classe 715.503 alunni: 12.251 in meno rispetto allo scorso anno scolastico. A fornire i dati è l’Ufficio scolastico regionale, costretto a tagliare classi (-127) e procedere agli accorpamenti delle scuole laddove il numero degli iscritti è sotto quota 600 (400 per Comuni montani e isole minori). In Sicilia, a conti fatti, sono scomparse 19 istituzioni scolastiche: erano 850 fino a qualche mese fa, adesso sono 831. Tra queste ci sono 47 istituti sottodimensionati, che non avranno quindi un preside ma verranno “governati” da un reggente.
I numeri cristallizzano lo stato di salute della scuola siciliana, che risente del calo delle nascite e di una crisi economica che porta sempre più famiglie ad emigrare in cerca di un lavoro sicuro. Un trend ormai costante da anni. Nell’arco dell’ultimo ventennio, infatti, il numero di alunni si è ridotto di oltre 140mila unità.
Scendendo nel dettaglio dell’anno scolastico 2019-2020 spiccano i 5.478 alunni in meno della scuola Primaria (la vecchia Elementare), a conferma del fatto che sono proprio le giovani coppie con figli in età scolare ad essere le più penalizzate da un tessuto socio-economico debole, dove manca il lavoro e i servizi lasciano a desiderare. Il tempo pieno resta una chimera. Con la beffa che si somma al danno: su 246 posti aggiuntivi per i docenti messi a disposizione dal Miur per il tempo pieno alla Primaria, più di un terzo – esattamente 96 – sono stati restituiti al mittente. Il motivo? «Alcune scuole – spiega Adriano Rizza, neo-segretario regionale della Flc Cgil – non sono riuscite ad attivare il tempo pieno a causa sia delle poche iscrizioni sia del mancato accordo coi Comuni per avere locali idonei ad ospitare laboratori, mense e servizi di trasporto per gli alunni. Pur di salvare le cattedre i sindacati unitariamente avevano chiesto di potenziare il tempo pieno già attuato. La richiesta però non è stata accolta». I problemi non sono solo alle Elementari. Sostanzioso è anche il calo di iscritti alle Medie e alle Superiori, rispettivamente -3.271 e -2.785 studenti rispetto all’anno scolastico 2018-2019.
Insomma, c’è poco da sorridere se si considera che «pure tanti giovani diplomati scelgono di frequentare l’Università fuori dalla Sicilia». Così Rizza, secondo cui siamo davanti «ad uno spopolamento generalizzato». Il segretario della Flc Cgil Sicilia è convinto che un freno al calo degli studenti possa arrivare dagli immigrati. E da buon ragusano consiglia di partire proprio dalle campagne iblee, dove ci sono tanti stranieri (soprattutto extracomunitari) con figli che non vanno a scuola. «Si tratta di persone – dice – che lavorano in nero e sfuggono all’anagrafe. Bisognerebbe cominciare da un percorso di riconoscimento dei diritti, che avrebbe ricadute positive anche sul sistema scolastico».
In Sicilia, l’emorragia di studenti riduce i posti per le immissioni in ruolo degli insegnanti. L’equazione è semplice: meno alunni, meno docenti. I 2.137 posti destinati dal Miur alle immissioni in ruolo nell’Isola sono briciole. Basta spulciare i dati delle altre regioni per rendersi conto che le assunzioni in Sicilia rappresentano appena il 4% dei 53.627 posti autorizzati dal ministero dell’Economia. Particolarmente critica la situazione del sostegno: «In questo caso – prosegue Rizza – sono solo 179 le immissioni in ruolo a fronte di circa 8mila posti in deroga, di cui più del 50% per l’insegnamento ad alunni con disabilità grave. Se questi posti venissero stabilizzati si potrebbe consentire ai docenti bloccati al Nord di rientrare in Sicilia e soprattutto garantire continuità didattica ai disabili».
Sulla stessa scia Salvo Altadonna, portavoce dell’associazione Funzione Docente, che conclude: «Solo a Palermo ci sono 950 posti di sostegno in deroga. In generale, l’Isola ha un grande bisogno d’insegnanti. Non solo di sostegno. Se è vero com’è vero ancora oggi quello che diceva Gesualdo Bufalino, e cioè che “la mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari”; è quanto mai urgente risolvere l’eterna dicotomia tra organico di fatto e organico di diritto per investire in maniera più incisiva nel settore dell’educazione».
Come se non bastasse, ai problemi della scuola siciliana si aggiungono quelli che riguardano i provveditorati. A cominciare dall’Usr, dove non si è ancora concluso l’iter di nomina del nuovo direttore Raffaele Zarbo (si attende l’ok della Corte dei conti al decreto del Miur). Il mancato insediamento di Zarbo blocca, tra l’altro, le nomine negli ambiti territoriali di Ragusa, Messina, Caltanissetta-Enna, al momento senza vertice.