Si pente l’uomo che ripescò l’esplosivo per uccidere Falcone

Di Redazione / 28 Settembre 2015

Il pescatore Cosimo D’Amato, già condannato in abbreviato a 30 anni per la strage di Capaci, sta collaborando con la giustizia. La circostanza è emersa questa mattina nel nuovo processo per la strage in cui morirono il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della polizia di Stato, in corso davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. Il pm della Dda Stefano Luciani ne ha chiesto l’audizione. Sotto processo, con l’accusa di strage, ci sono i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino, assieme a Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. D’Amato, secondo l’accusa, è l’uomo che aiutò i componenti della cosca mafiosa di Brancaccio a reperire l’esplosivo da alcune bombe della seconda guerra mondiale rimaste in fondo al mare. Il processo d’Appello in abbreviato, che vede imputati anche Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella, condannati all’ergastolo in primo grado, comincerà il prossimo 14 ottobre.

Nei primi interrogatori agli inquirenti il neo collaboratore di giustizia Cosimo D’Amato ha detto di essersi pentito perché ha deciso di cambiare vita. Sulla strage di Capaci, invece, D’Amato sembra confermare il racconto di Gaspare Spatuzza sul coinvolgimento della cosca mafiosa di Brancaccio nel rinvenimento dell’esplosivo, da bombe inesplose risalenti alla seconda guerra mondiale e rimaste inutilizzate sul fondo del mare al largo della costa palermitana, utilizzato per confezionare l’ordigno che uccise Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

 

In particolare D’Amato punta il dito contro Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro e lo stesso Gaspare Spatuzza. Attualmente D’Amato è imputato in appello per la strage di Capaci, dopo avere scelto di essere giudicato in abbreviato. Inoltre D’Amato è stato condannato all’ergastolo a Firenze in quanto ritenuto responsabile di avere fornito l’esplosivo utilizzato dai sicari di cosa nostra per gli attentati del ’93 a Roma, Firenze e Milano.

Ci sono diversi nomi con omissis nei verbali delle dichiarazioni rese dal neo collaboratore di giustizia Cosimo D’Amato sulle fasi preparatorie della strage di Capaci. Non è ancora chiaro se si tratti di concorrenti esterni o di altri soggetti affiliati a cosa nostra, anche perché sul punto il pm Stefano Luciani non ha aggiunto altro.

 

Il rappresentante dell’accusa ha già chiesto l’audizione di D’Amato, ma sulla richiesta devono ancora pronunciarsi i legali degli imputati, i quali, prima di decidere se opporsi o meno, hanno chiesto che venissero depositati i verbali integrali, senza i nomi. L’avvocato Flavio Sinatra, che assiste i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino – imputati per strage insieme a Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Lorenzo Tinnirello – ha inoltre chiesto di ascoltare nuovamente il pentito Gioacchino La Barbera in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate da questi alla stampa nelle scorse settimane, secondo cui non ci sarebbe solo la mafia dietro alla strage di Capaci. La Corte deciderà nel corso delle prossime udienze.

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Tag: pescatore strage di capaci