«Si mettano in fila tutti i responsabili di questi disservizi»

Di Giuseppe Bianca / 29 Settembre 2017

Palermo. «Non ci può assuefare all’emergenza, occorre anche individuare colpe e responsabilità dei disservizi». Agatino Cariola, docente di Diritto Costituzionale all’Università degli studi di Catania commentando la notizia dello ‘sconto’ previsto da una sentenza della Cassazione per i disservizi nella raccolta dei rifiuti, fissa concetti chiari in un contesto che non assolve in sé nessuno. Né il cittadino che si sottrae ai suoi doveri, né l’ente che non riesce a garantire una prestazione: «La risposta della Cassazione si pone in un contesto che è emergenziale. A mio avviso non favorisce l’evasione, però non è altresì possibile che le nostre strade somiglino a volte a delle discariche. Chi amministra deve gestire le fasi di emergenza, ma soprattutto prevenirle».

Presidente dell’Ato di Ragusa per un anno nel 2004, Cariola sottolinea come un risultato al ribasso di questo tipo rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro, pagata da tutti in termini di disagio: «Viene invece sancito a mio parere quello che è un contributo alla cultura dei servizi. Se si paga per il corrispettivo di un servizio i soldi della Tari non possono essere utilizzati per pagare gli stipendi. Questo è evidente. Prima di aprire dibattiti generici qualcuno si occupi di mettere in fila i singoli responsabili dei disservizi, siano essi la Regione, i singoli enti, il funzionario negligente, chi disattende un obiettivo specifico».

Ribadendo il risultato in termini di cultura dei diritti per gli individui di una comunità, il docente universitario catanese si spinge oltre alla semplice constatazione degli effetti, tracciando un quadro comune e articolato tra cause ed effetti: «Mi sfugge il significato che ci può essere nel pagare di meno e avere le strade sporche. Non vedo in un contesto di questo tipo quale possa essere il vantaggio. In questa sentenza non c’è una risposta definitiva, ma legata, ripeto, alle circostanze più difficili, a queste dobbiamo riferirci per risalire alle cause». Un modo dunque per evitare le semplificazioni e i luoghi comuni. Ma anche l’esortazione a una diversa cultura delle assunzioni di responsabilità: «Abbiamo perso – conclude Cariola – la capacità di isolare chi adotta comportamenti socialmente dannosi. Chi butta un sacchetto per strada non può entrare nel nostro salotto».

Un’indulgenza fuori luogo che non paga, un po’ come la rassegnazione irreversibile all’emergenzialità sdoganata dal rango di circostanza a regola di normalità.

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