Sentenze pilotate al Consiglio di Stato: scattano le manette per giudici e politici

Di Redazione / 07 Febbraio 2019

ROMA – Sono in totale quattro le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta della Procura su sentenze pilotate al Consiglio di Stato. Ai domiciliari sono finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso e il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. Per quest’ultimo l’ordinanza non è stata eseguita in quanto risulta al momento all’estero. Il reato contestato è corruzione in atti giudiziari. 

Questo nuovo colpo di scena con arresti eccellenti dovrebbe essere legato alle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara, figura-chiave del procedimento e ritenuto il regista della rete che puntava a pilotare le sentenze, che da alcuni mesi sta collaborando con gli inquirenti. L’ipotesi investigativa gira intorno a presunte corruzioni di giudici di Palazzo Spada per pilotare alcune sentenze. Tra gli indagati risultano anche avvocati, professionisti e uomini d’affari. Tra le persone coinvolte come detto anche Nicola Russo (già coinvolto in una vicenda giudiziaria con l’imprenditore Stefano Ricucci), l’ex ministro Francesco Saverio Romano accusato di rivelazione del segreto d’ufficio, l’ex governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, l’imprenditore Ezio Bigotti e l’avvocato Giuseppe Calafiore.

I pm romani nei mesi precedenti hanno cercato di ricostruire la rete e le aderenze su cui potevano contare gli indagati. Il 26 settembre scorso è stato arrestato un maresciallo dei carabinieri, ex Aisi, per l’accusa di falso in atto pubblico. Il militare era informato, in tempo reale, da una talpa sugli sviluppi della maxindagine. Un informatore che è stato in grado di propalare notizie in tempo reale, anche su informative della Guardia di Finanza non ancora depositate negli uffici di piazzale Clodio. I pm in particolare vogliono capire a chi sono finiti i 30mila euro che gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, coinvolti nella maxi indagine hanno erogato in almeno due tranche, con incontri fissati presso un convento di suore, allo stesso maresciallo dell’Arma.

Ma in realtà nell’indagine ci sarebbe traccia di circa 150mila euro di tangenti versate per comprare sentenze nell’ambito della giustizia amministrativa per un totale di circa cinque episodi di corruzione contestati dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Delle sentenze pilotate tre episodi sono contestati al giudice del Consiglio di Stato (ora sospeso) Nicola Russo e due all’ex presidente del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) della Sicilia, Raffaele Maria De Lipsis.

In base a quanto raccontato da Amara, Russo avrebbe ottenuto da lui circa 80 mila euro (e altri 60mila promessi), per aggiustare sentenze di tre procedimenti. A svolgere un ruolo di “mediatore”, in base a quanto accertato dagli inquirenti, sarebbe stato anche l’avvocato Stefano Vinti oggetto questa mattina di una perquisizione. Il suo nome spunta in una vecchia intercettazione nell’ambito del caso Consip, finita agli atti dell’indagine, tra Alfredo Romeo e Italo Bocchino, in cui i due parlando dell’avvocato affermano che «comprava cause a blocchi».

Per quanto riguarda De Lipsis, avrebbe ottenuto tangenti per 80 mila euro per intervenire su alcune sentenze. Tra queste anche quella relativa ad un contenzioso che la società Open Land, rappresentata da Amara, aveva con il comune di Siracusa. De Lipsis, attraverso la nomina di consulenti graditi ad Amara e Calafiore, fa ottenere alla società un risarcimento dal comune siciliano di 24 milioni euro. Di questi ne verranno elargiti due prima dell’esplosione del caso giudiziario. Per questa operazione De Lipsis ha ottenuto 50 mila euro di tangenti.

Infine l’ex presidente del Cga è intervenuto, in qualità di presidente del collegio, nella vicenda relativa al ricorso presentato da Giuseppe Gennuso dopo la sua mancata elezioni alle amministrative del 2012. Il tribunale amministrativo annullò quel risultato elettorale di Siracusa favorendo Gennuso che venne rieletto alla nuova tornata. In cambio il giudice ha ottenuto 30 mila euro. Denaro che Gennuso consegnò attraverso l’ex giudice della Corte di Conti, Luigi Pietro Maria Caruso. 

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