LAMPEDUSA – «Questa mattina abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani». In questo tweet della ong Sea Watch tutto lo sconforto che si vive a bordo dopo che nemmeno la Corte europea per i diritti dell’uomo ha autorizzato lo sbarco, chiedendo solo all’Italia di garantire assistenza per i migranti a bordo della nave, da 14 giorni “prigionieri” sulla nave al largo di Lampedusa in acque internazionali.
Il colmo di tutta questa storia è che proprio a Lampedusa continuano ad arrivare sulla costa barchini carichi di migranti che riescono a raggiungere l’isola senza essere intercettati da motovedette e navi delle Ong. Dopo quelli dei giorni scorsi, questa notte altri otto stranieri sono giunti sull’isola a bordo di una piccola barca che per le ultime miglia è stata comunque trainata da una motovedetta della Guardia costiera. Si tratta di cittadini tunisini.
Quindi porti chiusi per i migranti soccorsi dalla Sea Watch, ma “dal retro” continuano ad arrivare disperati. Vista la situazione, il comandante della nave, Carola Rackete, potrebbe forzare la diffida di Salvini ad entrare nelle acque italiane. Ipotesi avvalorata anche dal fatto che la ong Sea Watch ha avviato una raccolta fondi per eventuali spese legali. «Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia» ha scritto in un’altro tweet la ong tedesca invitando a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch per «aiutare Carola a difendere i diritti umani».
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