Cronaca
Sea Watch, il Viminale smentisce Carola: «Non c’era alcuno stato di necessità». E intanto a Lampedusa arriva un altro barchino
«Nessuno dei 41 immigrati scesi dalla Sea Watch presenta malattie o problemi particolari come scabbia o disidratazione». E’ quanto affermano fonti del Viminale, sottolineando che tutti «sono stati rifocillati, hanno passato una notte serena e per nessuno di loro è stato disposto alcun accertamento specifico né il trasferimento in elisoccorso verso l’ospedale di Palermo». «La notizia – si aggiunge – non sorprende il Viminale: i bambini con gli accompagnatori e i malati erano già scesi a terra col via libera del governo italiano. Resta quindi da capire a quale stato di necessità si riferisse la Ong per giustificare l’attracco non autorizzato con speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza».
Intanto nella notte appena trascorsa nuovo sbarco di migranti a Lampedusa: un barchino con a bordo 17 persone, tutti tunisini, è approdato direttamente sull’Isola. I migranti sono stati fatti sbarcare e trasferiti al centro di Contrada Imbriacola.
Tornando alla Sea Watch, la nave della Ong com’è noto l’altra notte è entrata di forza nel porto di Lampedusa – rischiando una collisione con una motovedetta della Guardia di Finanza – 17 giorni dopo aver salvato una sessantina di migranti davanti alla Libia e quattro giorni dopo aver violato il divieto d’ingresso nelle acque italiane. Era l’1.40 quando la nave della Ong tedesca battente bandiera olandese si è affacciata all’ingresso del porto: la comandante Carola Rackete, poi arrestata, aveva già violato tre volte l’alt intimatogli dai finanzieri che a quel punto hanno tentato un’ultima mossa, porsi tra la Sea Watch e la banchina per impedire l’attracco. La capitana però non si è fermata e lo scontro è stato evitato per poco. «Non ha fatto nulla per evitarci – diranno poi i finanzieri – poteva schiacciarci». La stessa Rackete ha poi riconosciuto l’azzardo. «Vi chiedo scusa, ho fatto un errore», la sua ammissione. E anche la portavoce della Ong Giorgia Linardi ha parlato di manovra «risoluta e pericolosa», ma scaricando le colpe su chi ha impedito l’attracco e non ha dato il porto sicuro: «Non avevamo scelta, la comandante ha fatto il proprio dovere» in quanto «non era in grado di trascorrere un’altra notte a bordo con il peso della responsabilità dei naufraghi che minacciavano il suicidio e l’equipaggio costretto a fare i doppi turni».
Carola Rackete, la 31enne comandante della Sea Watch finita ieri mattina in manette dopo avere disatteso l’ordine di divieto di sbarco al porto di Lampedusa, ha intanto trascorso ha trascorso la sua prima notte ai domiciliari in una abitazione privata di Lampedusa, eletta appunto come suo domicilio temporaneo in attesa del suo trasferimento ad Agrigento per l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del Tribunale. Rackete potrà avere contatti solo con i suoi legali.
Ancora in rada, poi, a tre miglia da Lampedusa, la Sea Watch, che è stata sequestrata. Si attende l’armatore della nave per poi trasferirla al porto di Licata (Agrigento) in attesa degli sviluppi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA