Sea Watch, il disperato appello dei profughi «Fateci sbarcare». E Salvini: «Manco a Natale»

Di Redazione / 25 Giugno 2019

Sale la tensione a bordo della Sea Watch, la nave della Ong tedesca che da giorni e al limnite delle acque territoriali italiane a sud di Lampedusa. Nonostante la consapevolezza di andare incontro a un’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e forse di associazione per delinquere, oltre che a una multa e alla confisca della nave, Carola Rackete, capitana tedesca 31enne della Sea Watch, con a bordo 42 migranti recuperati in mare, ha deciso: «Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte Europea dei diritti dell’uomo poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì» ha detto a Repubblica.

Carola Rackete, che lavora a bordo delle Sea Watch dal 2016, liquida poi come «ridicola» l’idea di Matteo Salvini che la nave, battente bandiera olandese, dovrebbe andare in Olanda: «E’ ridicolo, bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora». E aggiunge: «Siamo circondati dall’indifferenza dei governi nazionali».

Ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini non sente ragioni (GUARDA QUI IL VIDEO CON LE SUE DICHIARAZIONI): «La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornati dall’Olanda. L’Italia non si fa dettare la linea da una ong che non rispetta le regole». Salvini ha anche detto di non volere tenere conto della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo: «Nel pomeriggio aspettiamo la sentenza della Cedu sul ricorso della Sea Watch, ma qualunque sarà la decisione di Strasburgo, la nostra linea non cambia. E’ una nave olandese di una ong tedesca, il problema lo risolvano Berlino e Amsterdam».

A bordo la condizione dei 42 profughi è al limite: «Siamo tutti stanchi, esausti, stremati – ha detto uno di loro in un video della Ong postato sulla pagina facebook del “Forum Lampedusa solidale” – pensate ad una persona appena uscita di prigione e fuggita dalla Libia, che ora si trova qui seduta o sdraiata. Immaginatevi come debba sentirsi questa persona».

I migranti sottolineano che a bordo «manca tutto, non possiamo fare niente, non possiamo camminare né muoverci perché la barca è piccola mentre noi siamo tanti. Non c’è spazio». L’Italia «si rifiuta di farci approdare», proseguono, «chiediamo l’aiuto delle persone a terra, qui non è facile, non è facile stare su una barca piccola. Per favore – concludono i migranti – non ci lasciate qui cosi, non ce la facciamo più».

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