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Avola

“Scassamaroni” su referto, il medico che lo ha firmato: «Per il momento sono fuori»

Il paziente, un uomo di 53 anni, è deceduto anche per una diagnosi sbagliata

Di Carmen Orvieto |

«Non mi sento di dire niente, per adesso sono fuori». Sono le parole del medico del Pronto Soccorso dell’ospedale “Di Maria” di Avola, contattato telefonicamente da La Sicilia, per un commento sulla vicenda del paziente dimesso dopo il ricovero per dolori addominali e definito, sulla diagnosi, «scassamaroni». Un tono dimesso quello del medico in questione, un flebile filo di voce che ha lasciato trasparire lo sconforto e lo stato d’animo di chi già da qualche giorno è sotto accusa.

In effetti, tanto clamore mediatico per una vicenda sicuramente censurabile che racconta di un giovane medico ospedaliero che per stanchezza o leggerezza abbia scritto quel termine, stride con il silenzio attorno alla vicenda molto più grave, di presunta malasanità dello scorso 14 agosto sempre nello stesso ospedale, quando un uomo per una diagnosi che secondo i familiari è sbagliata, a solo 53 anni, ha perso la vita. Il paziente, è deceduto nella sua abitazione, per una crisi cardiaca, mentre qualche ora prima era stato dimesso con la diagnosi di gastroenterite. Un paziente, a detta di alcuni medici del reparto di emergenza «avrebbe dovuto essere trattenuto ancora in ospedale per ulteriori approfondimenti e che invece è stato dimesso».

Sul medico finito nel tritacarne mediatico è intervenuto anche Anselmo Madeddu, presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa. «La condotta del dirigente medico che ha riportato sul verbale di dimissione di un proprio paziente un aggettivo offensivo e volgare nei suoi confronti, è un fatto grave e ingiustificabile, che contrasta pesantemente con la nostra etica professionale e rischia di incrinare il fondamentale rapporto di fiducia che deve sempre intercorrere tra il medico e il paziente. Trattandosi di una palese violazione del codice deontologico, anche l’Ordine avvierà il proprio procedimento disciplinare. Singoli comportamenti non consoni al ruolo ricoperto rischiano di compromettere la credibilità che il sistema sanitario costruisce giorno per giorno, anche grazie al sacrificio di tanti straordinari colleghi, medici, infermieri e operatori sanitari».

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