La decisione è arrivata. E porta la data di ieri. La gip Simona Ragazzi ha emesso l’ordinanza con cui dispone la misura interdittiva nei confronti degli altri otto indagati dell’inchiesta, oltre ai 4 finiti ai domiciliari, che ha scosso il mondo della sanità siciliana. E di riflesso anche della politica. Dodici mesi di sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi per la durata di un anno per i due ex assessori regionali Antonio Scavone e Ruggero Razza, per il presidente dell’Ordine dei Medici di Catania Igo La Mantia, per Filippo Di Piazza, per Giuseppe Di Rosa e Rosalia Leonardi. Sono invece otto i mesi di sospensione per Alberto Bianchi e Galogero Grillo. Gli indagati sono accusati di turbativa.
La gip precisa nell’ordinanza di 1058 pagine che “la irrogata misura non si estende nei confronti degli indagati che svolgono la professione di medico allo svolgimento dell’attività sanitaria che gli indagati potranno continuare a esercitare nelle strutture pubbliche di appartenenza ad eccezione tuttavia dei ruoli di dirigenza di unità operative che costituiscono invece parte dell’interdittiva perché fonte di potenziali funzioni pubblicistiche quali quelle svolte nei fatti per cui si procede”. Questo significa per esempio per La Mantia che dovrà lasciare l’incarico di presidente dell’Ordine e anche di direttore di Otorinolaringoiatria del Policlinico. Anche il ruolo direttivo di Scavone al Garibaldi sarà “congelato”. Razza, invece, dovrà quasi sicuramente rinunciare al ruolo di consulente a titolo gratuito del ministro Nello Musumeci.
L’inchiesta – denominata Psn – il 29 aprile portò un piccolo tsunami nella campagna elettorale catanese. Infatti i carabinieri notificarono la misura cautelare anche a Pippo Arcidiacono, che fino a pochi giorni prima era intenzionato a candidarsi alla carica di sindaco. Tranne poi a fare un passo indietro per tenere unita la coalizione di centrodestra. Assieme a lui finirono ai domiciliari Ezio Campagna, odontoiatra e vicepresidente dell’Ordine dei Medici, il dentista Sebastiano Ferlito e l’ex funzionario di Unict Aldo Missale. I quattro indagati hanno fatto scena muta il 3 maggio scorso davanti al gip. Ma Arcidiacono, difeso dall’avvocato Salvatore Di Dio, Ferlito, difeso da Giampiero Torrisi, e Missale, assistito dagli avvocati Ivan Maravigna e dal professore Giovanni Grasso, affronteranno il 16 maggio l’udienza davanti al Tribunale del Riesame. Missale, difeso dall’avvocato Piergiuseppe De Luca, invece sta preparando una memoria difensiva e chiederà di essere interrogato dalla pm Alessandra Tasciotti.
La scorsa settimana invece si sono svolti gli interrogatori degli altri colletti bianchi. E tutti hanno reso dichiarazioni alla gip per chiarire punto per punto la loro posizione. Da Razza, difeso dall’avvocato Antonio Paladino, fino a Scavone, assistito dall’avvocato Carmelo Galati. Anche Igo La Mantia, difeso da Attilio Floresta, ha risposto ai quesiti posti evidenziando la sua estraneità ai fatti contestati. Della stessa linea le dichiarazioni della Leonardi, assistita da Stefano Arcifa. Ma a quanto pare le spiegazioni rese non hanno convinto la gip che ha accolto la richiesta della pm, ribadita anche al termine degli interrogativi. La giudice Ragazzi ha ravvisato “come stringenti e attuali le esigenze cautelari, potendo gli stessi tornare a rivestire o continuare a ricoprire funzioni e ruoli nella Pubblica Amministrazioni, nelle procedure concorsuali universitarie, nell’ambito della sanità pubblica, nella direzione di ordini professionali e nella compagine di governo di enti partecipati dalle pubbliche amministrazioni”.
Gli otto indagati – scrive in una nota la Procura etnea – “avrebbero condiviso e apportato un contributo penalmente rilevante a un articolato sistema di turbativa di selezioni pubbliche a base clientelare e familistica, in spregio ai principi del buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione, traendone, come sarebbe stato nel caso di Leonardi, Scavone e Razza, anche un vantaggio per persone a loro molto vicine. Condotte illecite quelle contestate che sarebbero caratterizzate dalla gravità, sistematicità e ampiezza delle manipolazioni che avrebbero accompagnato i “Progetti PSN” e il concorso per direttore amministrativo (poi vinto dall’indagato Missale dell’OMCeO di Catania”.
In particolare, Bianchi e Grillo non avrebbero 2attivato i loro poteri di controllo della legalità formale e sostanziale delle procedure cui partecipavano in ruoli di rilievo, allo stesso modo, parimenti grave è il concorso alle turbative nell’attribuzione degli incarichi nei Progetti Carie Osas e Cardio da parte di Leonardi. Di Rosa, Di Piazza (segretario dell’Omceo di Palermo e braccio destro del presidente Amato) e La Mantia “avrebbero concorso nell’alterazione della procedura concorsuale per l’incarico di Dirigente Amministrativo dell’Ordine dei Medici di Catania (un posto da 100 mila euro l’anno) in favore di Missale”. Di Rosa (“considerato un proiettile” nelle intercettazioni) e Di Piazza avrebbero consegnato in anticipo le tracce scritte e le domande della prova orale a Missale. Razza invece avrebbe favorito “la designazione di Filippo Fiorenza (nipote del noto Dino) quale “esperto in elaborazione report e studi” per conto dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Palermo nel Progetto Osas, mentre Scavone avrebbe pressato per l’assegnazione a Loredana Gullotto di un incarico di amministrativo a tempo determinato nel progetto Cardio presentato dal Garibaldi.
I difensori, sicuramente, impugneranno la sospensione dai pubblici uffici davanti al Tribunale del Riesame. Ma essendo una misura interdittiva i tempi di svolgimento e decisione sono più dilatati rispetto a un provvedimento cautelare.