CATANIA – Si avvia alla conclusione il processo che si celebra a Catania a Salvatore Di Grazia, il 79enne, imputato per omicidio e soppressione di cadavere perché accusato di avere ucciso la moglie, Mariella Cimò, 72 anni, al culmine di una lite per motivi economici e passionali, facendo poi sparire il corpo.
La Corte d’assise di Catania ha “sbloccato” il processo fermo da tempo accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Angelo Busacca, con l’accordo della difesa, di acquisire agli atti del processo le sommarie informazioni rese dalla domestica dei vicini di casa della coppia che, nonostante le richieste dei giudici, non si è presentata in udienza.
Il procedimento è stato aggiornato al 27 settembre prossimo per la requisitoria. Mariella Cimò è scomparsa dall’abitazione della coppia il 25 agosto del 2011, la denuncia è stata presentata dal marito il 5 settembre successivo. I due erano sposati da 43 anni. Negli ultimi periodi c’erano stati dei contrasti tra marito e moglie, in particolare sulla gestione di un autolavaggio self service per autovetture di Aci Sant’Antonio, di proprietà della Cimò e nel quale lavorava il Di Grazia. La donna lo voleva vendere, mentre il marito era assolutamente contrario, anche perché, sostengono gli investigatori, «utilizzava gli uffici per incontri legati a relazioni extraconiugali».