Un fiume di arrivi attraverso la rotta tunisina sulle coste italiane, dove a Lampedusa in poche ore si sono registrati venti sbarchi di oltre novecento naufraghi mentre la Guardia Costiera ha operato soccorsi in area Sar anche nel mar Ionio e la Geo Barents di Medici Senza Frontiere ha recuperato altri rifugiati nel Mediterraneo. Sono un migliaio i migranti giunti (altri 190 in arrivo nelle prossime ore a Bari) in Italia a bordo di barconi, messi in salvo dalle autorità italiane o dalle ong nell’arco di mezza giornata.
Ma c’è anche chi, come già successo alcune settimane fa in acque calabresi, non ce l’ha fatta. Al largo della costa tunisina trentaquattro migranti provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana risultano dispersi dopo che la barca sui cui viaggiavano è affondata: sul barcone, segnalato da Alarm phone informata da un parente di un migrante a bordo, si trovavano 38 persone, di cui quattro sono riuscite a salvarsi grazie all’intervento delle autorità locali. Secondo quanto denunciato da Alarm phone i migranti avrebbero riferito di essere stati picchiati dalla guardia costiera tunisina che avrebbe anche rimosso il motore dall’imbarcazione.
Adesso la rotta quasi per tutti è quella della Tunisia, caduta in una grave situazione economica e di tensione politica: sul Paese si concentrano i timori dell’Unione europea e del governo italiano, pronti ad aumentare gli sforzi per favorire un ritorno alla stabilità dello Stato magrebino fermando l’aumento vertiginoso dei flussi migratori. Dalla città portuale di Sfax sono partiti quasi tutti i barconi giunti sull’isola siciliana e tutti dicono di aver pagato tremila dinari tunisini per il viaggio. I migranti, di cui diverse donne e minori, sono originari di Congo, Camerun, Nigeria, Costa d’Avorio e Guinea, Sierra Leone, Siria, Tunisia, Marocco e Burkina Faso. Per evitare che l’hotspot di contrada Imbriacola (sono stati 966 i nuovi arrivi) torni ad essere nuovamente sovraffollato, la prefettura di Agrigento d’intesa con il Viminale ha già disposto il trasferimento di centinaia persone con il traghetto di linea per Porto Empedocle.
A soccorrere le imbarcazioni in varie operazioni, durate ore e con mezzi impegnati in acqua fin dalla notte, sono state le motovedette di Guardia di Finanza e Guardia Costiera. Quest’ultima è stata alle prese con i salvataggi anche nel mar Ionio, dove sono stati individuati due pescherecci con migranti in area Sar italiana, soccorsi da quattro motovedette, nave Diciotti, nave Aringhieri e un aereo.
Al largo del Mediterraneo sono state poi messe in salvo altre 190 persone dal team di Medici Senza Frontiere, dopo che la barca su cui viaggiavano è stata stabilizzata dalla nave umanitaria Louise Michel. I profughi sono stati fatti salire a bordo della Geo Barents, a cui dopo poco le autorità italiane hanno assegnato Bari come porto di sbarco. La nave è diretta verso nord e sono previsti due giorni e mezzo circa di navigazione per raggiungere lo scalo. Nei confronti della nave di Medici Senza Frontiere era scattata il mese scorso la prima sanzione contro una organizzazione non governativa dopo l’introduzione del cosiddetto decreto ong per «non aver fornito tutte le informazioni richieste durante» la navigazione che si era conclusa con uno sbarco ad Ancona.
In queste ore la questione dei migranti è stata anche discussa a Berlino, al vertice dei ministri dell’Interno di Germania, Italia, Francia, Belgio, Spagna e Svezia, dove il governo italiano ha chiesto di sostenere l’impegno per una linea comune sull’aggiornamento del Patto europeo per l’asilo e le migrazioni entro la primavera del 2024, che così come è formulato rischia di essere penalizzante per i Paesi di primo approdo come l’Italia. Ma la richiesta è anche di rivedere i meccanismi di ricollocazione dei nuovi arrivi, visto che da giugno dello scorso anno su 8.200 migranti da ricollocare, ne sono stati redistribuiti tra gli altri Paesi solo 480.