Sassi da cavalcavia: un tiro al bersaglio continuo, 70 episodi solo nel 2017

Di Redazione / 12 Novembre 2017

ROMA – Dal 2005 non si registravano più lanci di sassi con esito mortale, ma sulle strade italiane il tiro al bersaglio non è in realtà mai cessato, come testimoniano i dati raccolti dall’Osservatorio Asaps, e solo la fortuna e il caso hanno evitato che ci fossero nuove vittime almeno fino a pochi giorni fa quando una signora di 62 anni, Nilde ‘Stella’ Calderini, è morta per lo choc nel milanese, dopo che l’auto sulla quale viaggiava di ritorno da un incontro di preghiera è stata colpita da un sasso. Dall’inizio del 2017, infatti, l’Asapss – l’associazione sostenitori e amici della Polstrada – ha già censito 63 lanci e con gli ultimi episodi di cronaca, come la sassaiola sulla A20 Palermo-Messina avvenuta questa notte e per la quale sono stati arrestati due diciassettenni, si supera la settantina. Un camionista ha raccontato di essere rimasto miracolosamente illeso, tre giorni fa nel torinese, dopo che un vetro del suo camion è stato centrato da un sasso.

Nei primi otto mesi del 2017 si sono già verificati 63 lanci contro veicoli: sette su autostrade e raccordi, 56 su statali e altre strade. Quattro le persone ferite. Diciotto gli episodi che hanno coinvolto minorenni, 30 dei quali fermati o arrestati; 10 i maggiorenni identificati e perseguiti per le sassaiole. L’emergenza sassi lo scorso anno ha registrato 85 episodi, 80 sulla rete ordinaria e 5 in autostrada, sono rimaste ferite 4 persone; 48 i minori e 13 i maggiorenni fermati per i lanci avvenuti nell’arco del 2016.

Il primo episodio mortale accertato e dovuto a questo fenomeno criminale, risale al 22 aprile 1986 quando venne colpita una bimba di due mesi, Maria Jlenia, che dormiva nell’auto dei genitori lungo la provinciale Milano-Lentate. Cinque anni dopo, il 13 febbraio 1991, marito e moglie, Domenico Fornale di 70 anni e Rosa Perena di 69, muoiono sulla A22 del Brennero dopo il lancio di sassi contro il parabrezza. Nel 1993, altre due vittime: ad aprile ci rimette la vita un uomo sulla A14 nei pressi di Giovinazzo, in Puglia; mentre il 29 dicembre, sulla A22 muore Monica Zanotti, la sua auto è colpita da un masso di 12 chili. I responsabili sono stati identificati: tre ventenni veronesi condannati a 15-16 anni di carcere.

Tre anni dopo, il 27 dicembre 1996, Maria Letizia Berdini di 31 anni perde la vita lungo l’autostrada Torino-Piacenza mentre è in auto con il marito, sposato cinque mesi prima. Per la sua morte sono stati condannati tre fratelli, Sandro, Paolo e Franco Furlan, e il loro cugino Paolo Bertocco: tiravano sassi per noia, come passatempo. Tra indulto e buona condotta hanno scontato in tutto 12 anni tra carcere e domiciliari.

Viadotti e cavalcavia vengono mappati e si intensifica la vigilanza. Ciò nonostante, tra il 1998 e il 2002, sono otto le persone che vengono colpite da lanci fortunatamente non mortali. Il primo giugno 2002 finisce la ‘tregua’ e Rosa Miscioscia di 48 anni muore colpita da un oggetto metallico scagliato da un cavalcavia nel tratto campano della A1 Roma-Napoli. Il 13 agosto 2005 ancora sulla A1, presso Cassino, un masso di 40 kg uccide Natale Gioffrè e ferisce sei persone. Si arriva ai nostri giorni, con la nona vittima, la signora Calderini, morta d’infarto la sera del nove novembre a Cernusco sul Naviglio.

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