Cronaca
Sanità, “controesodo” nelle corsie pronto il rientro di duemila siciliani
Catania. L’obiettivo, ancora poco più che sussurrato, è il “controesodo”: il ritorno di duemila lavoratori siciliani, entro la fine dell’anno, nelle corsie dell’Isola. Eccesso d’ambizione? Forse sì, eppure – sostiene l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza – «dopo che il target 2018, stabilizzare circa 4mila precari, è stato sostanzialmente raggiunto, il governo regionale si concentra su un altro traguardo».
Ed ecco che si pensa ai camici in fuga, ma anche ad eventuali giovani professionisti che intendano scommettere sulla propria carriera in Sicilia. «Subito dopo Pasqua saranno pubblicati quattro attesi concorsi di bacino nella sanità. Due per infermieri, due per operatori socio-sanitari», annuncia il presidente della Regione, Nello Musumeci. Ancora non si conosce la portata dei bandi: le aziende ospedaliere e sanitarie dell’Isola, entro questa settimana, comunicheranno a Palermo le effettive esigenze di organico. Ma, da alcune stime ufficiose, si parla di almeno un migliaio di infermieri e di circa 600/700 operatori. Che c’entra con il rientro dei lavoratori siciliani? «Abbiamo provato uno schema che funziona: alla mobilità per l’ospedale San Marco hanno risposto oltre 800 infermieri che lavorano fuori Regione. E di questi, fra infermieri e operatori socio-sanitari su 200 assunti saranno in 150 a tornare a lavorare in Sicilia», dice Razza. In pratica: otto vincitori su dieci del bando di mobilità per il nuovo ospedale di Librino sono siciliani, molti dei quali etnei. Qualche esempio? I 12 tecnici di radiologia assunti sono tutti siciliani, così come 3 dei 5 tecnici sanitari di laboratorio.
Intanto è stato pubblicato un bando dell’Irccs Neurolesi Bonino Pulejo, per formare una graduatoria per contratti a tempo determinato per infermieri e operatori sociosanitari da impiegare a Palermo (Villa delle Ginestre e Pisani), Catania (Azienda ospedaliera Cannizzaro) e Trapani (presidio ospedaliero di Salemi), oltre che «nei centri Spoke di futura istituzione» come si legge nell’atto firmato dal commissario straordinario Vincenzo Barone.
Tutto ciò in attesa dei concorsi di mobilità per i medici. In atto – spiegano dall’assessorato – ce n’è uno già in corso, per circa 200 anestesisti, di cui più di 20 sono di mobilità extra-regionale. Ma nel piano che si sta mettendo a punto a piazza Ottavio Ziino ne sono previsti altri. Anche perché la Regione ha trovato la strategia giuridica per superare lo stop ai nuovi concorsi. È vero che la più autorevole giurisprudenza negli ultimi anni ha mantenuto lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi preesistenti ed efficaci come regola generale per la copertura dei posti vacanti in organico. Ma si sono aperti almeno due varchi. L’indizione di un nuovo concorso costituisce «l’eccezione» e richiede «un’apposita e approfondita motivazione che dia conto del sacrificio imposto ai concorrenti idonei e delle preminenti esigenze di interesse pubblico».
Eppure ci sono casi in cui «la determinazione di procedere al reclutamento del personale mediante nuove procedure concorsuali risulta pienamente giustificabile, con conseguente attenuazione dell’obbligo di motivazione» (Coniglio di Stato Sezione III del 1º agosto 2014). Una prima eccezione fa riferimento alla successiva indizione del concorso rispetto alla vigenza della graduatoria, in relazione soprattutto al fatto che i posti siano di nuova istituzione, comprese le «ipotesi di rideterminazione degli atti aziendali e della dotazione organica». Una seconda deroga all’utilizzo della graduatoria esistente riguarda la «modifica della procedura di reclutamento, riguardo all’oggetto della prova o alle modalità di svolgimento della medesima quando questa si differisca sensibilmente dalla prova del concorso la cui graduatoria è vigente».
Insomma, nella sanità siciliana si può tornare ad assumere con nuovi concorsi «Ci sono una serie di elementi e di dati che mi fanno ritenere – confessa l’assessore – che entro il 2019 quasi duemila lavoratori della sanità, costretti a lasciare la nostra terra, torneranno a casa. È la migliore risposta a chi non vuole comprendere che il nostro lavoro produce i suoi frutti nel tempo. E non ci facciamo, né ci faremo tirare per la giacca da nessuno». Una strategia condivisa con Palazzo d’Orléans, che la attesta anche con un valore extra-sanitario. «In questa condizione di crisi economica che appare ulteriormente penalizzante per il Mezzogiorno – dice il governatore Musumeci – abbiamo un solo impegno: lavorare per spendere le risorse extra-regionali e per fare crescere l’occupazione. Molti sembrano non ricordare quello che dissi al momento del mio insediamento: per raccogliere i primi risultati di questo estenuante lavoro ci vorranno tre anni. La nostra Isola è paralizzata da decenni e sembra che per qualcuno sia sufficiente prendere la bacchetta magica per rilanciare processi burocratico-amministrativi, che sono legati agli enormi ritardi di programmazione che abbiamo trovato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA