Cronaca
Salvini sfida ancora i partner di Governo «Sugli sbarchi e sui porti sono io che decido»
I porti italiani «sono, erano e saranno inaccessibili, sigillati e blindati ai trafficanti di esseri umani». Tra il comizio a Perugia per avventarsi sulle macerie del Pd umbro e la direttiva ai prefetti per “commissariare” i sindaci che non realizzano le zone rosse anti-balordi, Matteo Salvini ribadisce che la politica dell’immigrazione è cosa sua e solo sua.
Il ministro dell’Interno tira dunque dritto mentre il Parlamento europeo approva in via definitiva il regolamento che rafforza la guardia di frontiera Ue prevedendo un corpo permanete di 10mila unità entro il 2027. E poco importa, dal suo punto di vista, se i militari con una nota ufficiale mettono nero su bianco le tensioni fatte trapelare ieri.
«Le Forze Armate – scrive lo Stato Maggiore della Difesa – sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese. Ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica». Tre parole, queste ultime, per precisare chi deve dare gli ordini.
«Se ci siamo chiariti con Salvini? – rincara il ministro della Difesa Elisabetta Trenta – No, eravamo entrambi impegnati». Per il titolare del Viminale il problema però non esiste. E’ la legge, ha ripetuto anche oggi, che gli affida la responsabilità del coordinamento dei controlli delle frontiere e dunque è del tutto legittimo l’invio della direttiva anti ong anche al capo di Stato Maggiore della Difesa e al capo di stato maggiore della Marina.
Che, tra l’altro, erano già tra i destinatari delle due precedenti direttive emanate dal ministro sullo stesso tema. «Mi si citi nome e cognome di un generale che mi ha criticato. Si dice, pare, sembra. – dice Salvini – Io dialogo quotidianamente con i vertici delle forze di sicurezza e non mi risulta alcuna irritazione di alcun vertice militare. Il Viminale lavora in perfetta sintonia con la Difesa per la protezione dei confini».
E però, è il messaggio non solo per la Trenta ma per tutti i 5S e per lo stesso premier Conte, «se qualcuno, per ragioni politiche, vuole o immagina i porti riaperti lo dica chiaramente». Perché per lui non si torna indietro. «Il ministro dell’Interno è l’autorità nazionale di pubblica sicurezza e deve autorizzare lo sbarco. Ho tutta l’autorità di decidere».
Si vedrà cosa accadrà nel momento in cui Mare Jonio, la nave di Mediterranea Saving Human che ad oggi è l’unica imbarcazione umanitaria che si trova di fronte alla Libia, dovesse salvare dei migranti. Un’ipotesi molto probabile, anche alla luce del fatto che il rischio che gli sbarchi nel nostro paese aumentino per la crisi in Libia, come ha ammesso la Trenta al question time alla Camera, «è reale». Non saranno gli 800mila paventati da Sarraj e rilanciati da Salvini e Di Maio, che oggi il titolare della Farnesina Enzo Moavero ha smentito – «è una cifra esorbitante rispetto ai numeri estremamente inferiori che ci risultano» – ma nessuno può escludere che nelle prossime settimane dalla Libia salpino a migliaia.
Quel che è certo è che Salvini ha chiesto esplicitamente a forze di polizia e forze armate di «vigilare» che la Ong rispetti le indicazioni e che a Lampedusa la scorsa notte c’è stato un via vai di navi e aerei militari. Ma come si tradurrà questa vigilanza? Tenendo sotto stretto monitoraggio ogni mossa della Mare Jonio per ritardare il suo intervento e fare in modo che in caso di allarme arrivino prima i libici, questo è il vero obiettivo del titolare del Viminale. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA