S. Vito lo Capo, mangia tonno al ristorante e finisce all’ospedale per sindrome sgombroide

Di Redazione / 26 Settembre 2019

PALERMO – Una turista milanese di 67 anni è stata ricoverata d’urgenza all’ospedale di Trapani, dopo che aveva mangiato del tonno in un ristorante di San Vito Lo Capo. La donna ieri si è sentita male dopo avere mangiato una fetta di pesce arrosto e del tonno affumicato.

Sarebbe stata colta dalla “sindrome sgombroide” provocata dall’istamina che provoca un abbassamento repentino della pressione. Le condizioni sono apparse subito gravi visto che la turista stava facendo una terapia per tenere bassa la pressione. La donna è salva grazie all’intervento dei rianimatori del 118 di Palermo che si trovavano a San Vito Lo Capo per il Cous cous fest. Le sue condizioni sono ancora serie. Sull’intossicazione indagano i carabinieri del Nas.  

La sindrome sgombroide – conosciuta anche come HPF (Histamine Fish Poisoning) – è una malattia alimentare simil-allergica causata dall’ingestione di prodotti ittici alterati. Responsabile di tale sindrome è la presenza della cosiddetta sgombrotossina, una miscela di istamina e altre ammine (come putrescina e cadaverina) prodotte dalla decomposizione di alcuni amminoacidi, presenti nei tessuti dei prodotti ittici.

Le concentrazioni di istidina libera sono maggiori nelle specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae, come il tonno e lo sgombro; in generale tale amminoacido abbonda in tutte le specie migratorie. Occorre comunque considerare che l’intossicazione da istamina non è propria solo del consumo di pesce, essendo essa presente in diversi alimenti (soprattutto quelli fermentati e le carni in scatola); di ciò occorre tener conto anche qualora il pesce venga consumato insieme ad altri alimenti ricchi di istamina (crauti, salsa di soia, tamari ecc.) o in grado di potenziarne l’azione. 

Va comunque precisato che esistono sensibili differenze nella tolleranza individuale all’istamina contenuta negli alimenti; alcune persone, definite “istamino-sensibili”, accusano più facilmente problemi in seguito all’ingestione di alimenti ricchi di tale ammina. 

I sintomi della sindrome sgombroide compaiono rapidamente (da pochi minuti a 2-3 ore, in media 90 minuti) dopo l’ingestione dell’alimento e comprendono mal di testa, iperemia congiuntivale, bocca che brucia, eritema (rossore diffuso della cute), orticaria, nausea, vomito, diarrea e dolori crampiformi addominali. Nelle forme più gravi di sindrome sgombroide, comunque rare, possono insorgere difficoltà respiratorie, palpitazioni, ipotensione e ischemia miocardica.

La prevenzione della sindrome sgombroide prevede il rispetto delle corrette modalità di conservazione e di gestione del prodotto (HACCP); a livello domestico è bene verificare lo stato di freschezza del prodotto ed eliminare quello alterato;
corretta gestione della catena del freddo: utilizzare eventuali borse termiche per il trasporto dal luogo di acquisto a quello di consumo o conservazione; evitare di ricongelare prodotti scongelatirispettare le date di scadenza riportate nelle confezioni; dopo l’apertura, consumare in giornata eventuali prodotti in scatola (in alternativa travasare immediatamente il prodotto non utilizzato in contenitori per alimenti e conservarlo in frigo) evitare di lasciare a lungo a temperatura ambiente pietanze a base di pesce e prodotti della pesca prima del consumo.

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