Rosalia Messina Denaro, la sorella del “padrino” che teneva in pugno gli uomini del clan

Di Lara Sirignano / 04 Maggio 2023

Un tutt’uno con Cosa nostra, una personalità negativa, «allarmante»: così i giudici del tribunale del Riesame di Palermo descrivono la sorella del boss Matteo Messina Denaro, Rosalia, arrestata a marzo, a pochi mesi dalla cattura del fratello, con l’accusa di associazione mafiosa.

In un provvedimento di 20 pagine il collegio ripercorre l’inchiesta che ha posto fine alla latitanza del padrino di Cosa nostra, nata proprio da un appunto trovato dal Ros a casa della donna, e nel respingere la richiesta di scarcerazione descrive il ruolo che la sorella del boss ha ricoperto nell’organizzazione. Molto più di una favoreggiatrice, dunque, piuttosto una sorta di alter ego del capomafia per conto del quale gestiva affari e comunicazioni.

E nello stesso giorno in cui il Riesame spiega perchè ha detto no alla liberazione di Rosalia Messina Denaro, altri giudici respingono l’istanza di scarcerazione di un’altra donna chiave nella vita del boss: Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara e figlia del padrino locale, per anni compagna di Messina Denaro e personaggio centrale nella latitanza del capomafia.
«Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno fatto emergere l’effettivo contributo prestato in modo convinto e consapevole dall’indagata all’interno dell’associazione, veicolando informazioni, eseguendo le direttive del capo e gestendo la cassa comune, il tutto come preziosa e fedele esecutrice delle direttive del capomafia latitante ed agendo anche nella piena conoscenza di argomenti, questioni, nomi in codice e segnali», scrive il tribunale a proposito di Rosalia. I giudici parlano di «una stretta, protratta e variegata compenetrazione della donna con Cosa Nostra» e di un suo “contributo radicato e stabile offerto all’interno dell’associazione in più ambiti come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario».

Rosalia Messina Denaro, dunque, sarebbe stata «abituale veicolatrice di messaggi in modo da consentire al fratello di continuare ad esercitare le sue funzioni direttive, occupandosi di incarichi coinvolgenti terzi individui, gestendo la cassa comune dell’associazione e predisponendo l’apposito rendiconto, programmando modi accorti di gestire le situazioni di criticità, e dunque dando pienamente conto dell’assunzione da parte sua di compiti variegati, specifici e stabili, sintomatici di una disponibilità assoluta su cui l’associazione poteva costantemente fare affidamento e idonei a rivelare il consapevole contributo causale e volontario alla realizzazione dei fini del sodalizio criminale». Una personalità negativa che deve restare in cella, insomma, secondo il collegio.

Nei prossimi giorni sarà depositata anche la motivazione del rigetto della richiesta di scarcerazione della Bonafede, che, a differenza di Rosalia Messina Denaro, risponde di favoreggiamento. Per decenni avrebbe protetto e nascosto il boss.

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Pubblicato da:
Fabio Russello
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