Cronaca
Rischio nuovo sequestro, la Marina Militare riprende i motopesca siciliani
ROMA – Otto pescherecci italiani si sono spostati al largo di Bengasi – a circa 35-40 miglia dalle coste libiche – in una zona «poco sicura». L’avviso del Governo risaliva a mercoledì scorso. Evidentemente inascoltato visto che questa mattina è dovuta intervenire in soccorso una fregata della Marina Militare dopo che un gommone proveniente dalla Cirenaica si stava dirigendo a grande velocità in direzione delle imbarcazioni.
E’ ancora fresco il precedente dell’1 settembre scorso, quando due pescherecci vennero sequestrati con l’equipaggio per ben 108 giorni dalle forze del generale Khalifa Haftar. E ci volle un blitz diplomatico a Bengasi dell’allora premier Giuseppe Conte con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per sbloccare la situazione il 17 dicembre.
Torna dunque a creare tensione l’annosa problematica della Zona di pesca nazionale unilateralmente dichiarata dalla Libia a 62 miglia dalle proprie coste, in quelle che – secondo il diritto del mare – sono acque internazionali. La sottosegretaria leghista alla Difesa, Stefania Pucciarelli, invita a ridefinire il perimetro delle acque internazionali davanti alla Cirenaica.
«Rinnovo – afferma – un appello al nostro ministero degli Affari Esteri al fine di aprire un tavolo tecnico con gli altri Ministeri per definire il testo dell’accordo da proporre alla Libia. Non possiamo più permettere – sostiene Pucciarelli – che i nostri pescherecci, che svolgono legittimamente l’attività di pesca in acque internazionali, possano essere minacciati o addirittura sequestrati dalle autorità libiche».
Per scongiurare un possibile nuovo caso, questa mattina è intervenuta la fregata “Alpino” della Marina che ha «messo in sicurezza» i sette pescherecci minacciati scortandoli a Nord, verso acque più calme. Nel momento in cui l’Italia sta costruendo il rapporto con il nuovo Governo di accordo nazionale libico – il premier Mario Draghi ha scelto proprio Tripoli come prima visita ufficiale all’estero – l’ultima cosa di cui c’è bisogno è una nuova prova di forza con Haftar, peraltro tagliato fuori dal processo politico che dovrebbe portare il Paese alle elezioni nel prossimo dicembre. Da qui gli interventi di ‘moral suasion’ sulla flotta di pesca siciliana affinchè non sconfini nella zona a rischio, mentre contemporaneamente gli assetti della Marina Militare sono stati allertati per prevenire possibili incidenti.
Intanto, continuano le partenze di migranti dalla Libia e le tragedie del mare. In 50, fa sapere la Mezzaluna rossa, sono morti nel naufragio della loro imbarcazione davanti ad al Zawiya. La Guardia costiera di Tripoli – che nella notte ha soccorso e riportato indietro 95 persone su un’imbarcazione in difficoltà – ha spiegato di non aver alcuna informazione sul naufragio. E’ stato poi assegnato Trapani come porto per la Sea Watch 4, che ha a bordo 455 migranti salvati in sei diversi interventi davanti alle coste libiche. Hanno così superato quota diecimila gli arrivi via mare del 2021, il triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA