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Riposto: Dario Chiappone fu ucciso per gelosia ma dalla mafia, arrestati i mandanti dell’omicidio passionale

Di Mario Previtera |

RIPOSTO – Nuova importante svolta nelle indagini sull’efferato omicidio del pizzaiolo giarese Dario Chiappone. I carabinieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della locale Procura Distrettuale, stamane hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di due persone, una delle quali elemento di spicco della famiglia mafiosa catanese Santapaola Ercolano, ritenute essere coinvolte nell’omicidio del giovane, barbaramente ucciso in via Salvemini a Riposto nell’ottobre del 2016. In carcere sono finiti  Benedetto La Motta, soprannominato Benito ‘o Baffo, 62enne di Riposto, Paolo Censabella, 62enne di Mascali chiamati a rispondere di concorso in omicidio, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e con crudeltà.

Il movente, è emerso dalla indagini, è legato a motivazioni sentimentali ed economiche riconducibili al suo rapporto di frequentazione con una donna, che era l’ex convivente di uno degli indagati destinatario del provvedimento cautelare. I due, secondo quanto emerso, sarebbero i mandanti del delitto, tra loro anche l’allora presunto reggente della cosca mafiosa che avrebbe ricevuto la richiesta di fare uccidere l’uomo.

Per quel feroce delitto – sono state ben 18 le coltellate inferte alla vittima – sono imputati e condannati Agatino Tuccio, 53 anni, giarrese e Salvatore Di Mauro, 54 anni, ambulante ripostese, quest’ultimo resosi subito irreperibile e oggi di fatto latitante. Nei mesi scorsi è stato invece arrestato Nino Marano, 75 anni, mascalese, noto alle cronache nazionali come il “killer delle carceri”, che, stando alle ultime indiscrezioni avrebbe avuto un ruolo attivo nell’omicidio. Fonti qualificate confermano che le impronte di Marano sarebbero state rilevate dai carabinieri del Ris di Messina su quella Ford Fiesta station wagon di colore grigio, immortalata la sera dell’atroce delitto da numerose telecamere presenti nella zona residenziale di Riposto teatro del sanguinoso episodio.

Benedetto La Motta, come detto, viene ritenuto il referente per la zona di Riposto della “famiglia” Santapaola Ercolano e dall’esito delle indagini sarebbe stato colui che avrebbe ordinato, per volontà di Paolo Censabella, ad Agatino Tuccio, Salvatore Di Mauro (tuttora irreperibile) e Antonino Marano di eseguire l’omicidio di Dario Chiappone. Paolo Censabella, titolare di una rivendita di liquori, vini e bevande, era il convivente della donna, già socia dell’attività, con la quale Chiappione aveva una relazione sentimentale che se è rivelata molto pericolosa.

Secondo la Procura distrettuale di Catania sarebbe stato quindi il boss ad «ordinare, per volontà di Censabella, a Tuccio, Di Mauro e Marano di eseguire l’omicidio di Chiappone». Con la notifica del provvedimento restrittivo di oggi la Procura distrettuale di Catania e i carabinieri del comando provinciale del capoluogo etneo ritengono sia stato «chiuso definitivamente il cerchio sui mandanti ed esecutori dell’efferato omicidio di Dario Chiappone».

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