La sentenza
Dai rifiuti ai lidi balneari: confiscato l’impero imprenditoriale dei Paratore
Il Tribunale ha disposto la confisca dei beni per i due fratelli che avrebbero avuto come "socio occulto" Maurizio Zuccaro
«Il Tribunale ritiene che debba pervenirsi alla confisca di tutti i beni in sequestro». È questo quello che mette nero su bianco il Tribunale sezione Misure di Prevenzione nelle tredici pagine che riguardano il provvedimento patrimoniale a carico degli imprenditori Nino e Carmelo Paratore. E questo vuol dire confisca della Cisma Ambiente spla, la società che gestisce la discarica di rifiuti industriali a Melilli da diversi anni sotto amministrazione giudiziaria per il parallelo processo penale, e delle quote di un’altra impresa (Paradivi Servizi) che era titolare del lido Le Piramidi alla Plaia. Il collegio, presieduto da Roberto Passalacqua, ha accolto quindi le richieste avanzate dal pm Fabio Regolo e del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che coordina questo settore investigativo degli uffici giudiziari di piazza Verga.
I Paratore avrebbero avuto come “socio occulto” Maurizio Zuccaro, uomo d’onore di Cosa nostra etnea e boss di riferimento storico del gruppo mafioso di San Cocimo per la famiglia Santapaola-Ercolano. Condannato all’ergastolo per diversi omicidi, tra cui quello dell’infiltrato Luigi Ilardo avvenuto nel 1996.Il Tribunale scrive che «il provvedimento di sequestro deve ritenersi parte integrante del decreto dove sono state evidenziate le numerose dichiarazioni rese dai molteplici e qualificati collaboratori di giustizia che, in modo dettagliato, hanno unanimemente riferito della costante cointeressenza economica del corso degli anni di Zuccaro nelle imprese (in particolare di quelle nel settore delle pulizie degli ospedali, nel settore della gestione dei rifiuti e nel settore balneare) di Nino Paratore e del figlio Carmelo». I giudici ritengono che «Zuccaro» avrebbe «conferito ai Paratore nel corso degli anni le ingenti risorse economiche frutto della sua attività mafiosa che ne hanno permesso la costante crescita ed espansione».
Per il Tribunale il riscontro «rilevante» del diretto «coinvolgimento di Zuccaro nella gestione del lido» della Plaia («formalmente di proprietà di Carmelo Paratore») sarebbe stato fornito da un architetto che ne aveva curato progettazione e ristrutturazione. Il professionista ha raccontato di essere stato accompagnato a casa di Zuccaro (riconosciuto in fotografia) perché questi «avrebbe voluto prendere visione personalmente degli elaborati progettuali» dello stabilimento balneare.Nella sentenza, inoltre, si elencano alcuni dettagli del legame (non contestato, ndr) di amicizia tra la famiglia Zuccaro e i Paratore. Solo per fare alcuni esempi: Nino Paratore nel 2004 è stato padrino di battesimo della figlia di Zuccaro, Carmelo Paratore nel 2007 è stato testimone di nozze di Rosario Zuccaro, primogenito dell’ergastolano, Maurizio Zuccaro è stato presente all’inaugurazione dell’impianto della Cisma. Elementi che «consentono di affermare – scrive il Tribunale – attesa la diversa finalità del procedimento di prevenzione da quello penale (ancora è in corso il dibattimento di primo grado) la pericolosità sociale dei Paratore».
I giudici, dopo aver valutato la documentazione acquisita dall’indagine patrimoniale svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia che ha eseguito il sequestro nel 2021 e analizzato le memorie difensive, ritengono molto «logico e probabile» che i Paratore abbiano «continuato a gestire» almeno fino al sequestro «il patrimonio di Zuccaro frutto delle attività mafiose» con piena «consapevolezza». Un’analisi che viene fuori da un doppio ragionamento: «se per un verso risulta che nelle imprese dei Paratore sono in effetti confluiti nel corso dei decenni rilevanti somme di denaro che hanno consentito alle stesse di espandersi sul mercato in modo altrimenti impossibile, inquinando le ordinarie dinamiche concorrenziali del libero mercato e di conseguire enormi profitti economici» dall’altra parte «non risulta che queste somme e profitti siano stati mai restituiti a Zuccaro». Inoltre il Tribunale, dopo aver nominato un consulente per il calcolo della sproporzione (uno dei prerequisiti per applicare una misura di prevenzione patrimoniale), ha ritenuto valide le considerazioni sul calcolo della Dia anche se con le dovute correzioni del perito dopo le osservazioni dei consulenti delle difese (ritenute condivisibili anche dal collegio di giudici). Correzioni che però non ribaltano la notevole «sproporzione (attenuandola soltanto) tra le fonti lecite e gli impieghi dei Paratore e dei loro familiari», si legge.
Oltre alla confisca, il Tribunale ha applicato a Nino e Carmelo Paratore la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per tre anni. È stata invece rigettata nei confronti di Zuccaro, ma solo perché il boss è già destinatario di una misura personale di una durata massima consentita dalla legge.Il collegio difensivo dei Paratore, composto dagli avvocati Carmelo Peluso, Vito Branca, Carmelo Barreca, Pietro Granata e Luigi Latino, avevano chiesto al Tribunale di revocare il sequestro. Quasi sicuramente, quindi, ci sarà un ricorso in appello.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA