Rientro a scuola, è corsa contro il tempo tra carenze organizzative e rebus contagi

Di Redazione / 11 Settembre 2020

A pochi giorni dall’inizio della scuola, quando si sperava che tutto fosse pronto per un inizio dell’anno scolastico in sicurezza, la ripresa delle lezioni in piena emergenza coronavirus è tutto un rebus. Sono 12 le regioni, più la provincia di Trento, dove il 14 settembre inizierà l’anno scolastico. Dunque la campanella lunedì prossimo suonerà per gli studenti delle scuole del Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Marche, Toscana, Liguria, Piemonte, Sicilia, Umbria. Valle d’Aosta, Veneto e provincia di Trento. Sono sette invece le regioni in cui l’avvio dell’anno scolastico avviene in data diversa dal 14 settembre.

Numerose le eccezioni a livello locale. Anche in Sicilia alcuni comuni, nonostante ricadano in una regione dove l’avvio delle lezioni è previsto per il 14 settembre, hanno deciso di aprire le scuole il 24 settembre.

Martedì comunque si riunirà il Comitato tecnico scientifico del governo Conte con all’ordine del giorno una valutazione alla luce dei dati che arriveranno dopo il primo giorno di scuola. «Il rischio zero non esiste», ha detto nei giorni scorsi il ministro Azzolina. E già i primi casi di positività nelle scuole che hanno riaperto si sono verificati. Non c’è una vera e propria linea guida in questi casi, nei quali invece si deciderà caso per caso se attivare la quarantena per un’intera classe o scuola.  

A Palermo, per esempio, dove  nella scuola Colozza-Bonfiglio di Palermo un bidello è risultato positivo a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, si è deciso di andare avanti. «La scuola deve ripartire – ha detto la dirigente Valeria Catalano – i nostri ragazzi ne hanno bisogno, e dobbiamo farlo in sicurezza imparando a convivere con questo problema». A Firenze dove è risultato positivo al Coronavirus un bambino di 8 anni di una classe di seconda elementare in quarantena sono finiti la classe del piccolo e le due maestre. A Milano invece uno studente di un liceo è risultato positivo e, anche se la scuola non è ancora iniziata, avendo incontrato dei suoi compagni, è stato necessario attivare l’isolamento preventivo per dieci altri ragazzi. 

Si capisce quindi che la ripartenza della scuola, giorno dopo giorno, sarà una sorta di prova di convivenza con il coronavirus. 

Ma oltre al rischio di aumento dei contagi e al caos che potrebbe creare un caso di positività a scuola, ci sono anche i tanti problemi logistici della scuola per uno svolgimento delle lezioni in sicurezza. Organici carenti, soprattutto per il sostegno, ma anche sicurezza, assistenza, trasporti, spazi adeguati, banchi monoposto, tamponi e test sierologici. Sono queste le difficoltà, secondo Cgil, Cisl e Uil, che la scuola dovrà affrontare per la ripresa. 

Secondo i sindacati, le difficoltà organizzative e logistiche costringeranno i dirigenti scolastici a definire orari a giorni alterni e frequenze parziali, e ricorrendo anche alla didattica a distanza.

Per quanto riguarda i tamponi, quasi il 50% del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico e di questi il 2,6% – cioè circa 13mila – è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo, secondo i dati dell’ufficio del Commissario Domenico Arcuri. La regione più virtuosa è la Lombardia, con il 70% di test effettuati mentre all’ultimo posto c’era la Sardegna con solo il 5%. Entro il 24 settembre dall’Ufficio del commissario prevedono che la percentuale possa salire al 60-70% complessivamente.

Il ministero dell’Istruzione ha inviato ai dirigenti scolastici una nota riepilogativa sul tema della distruzione delle mascherine e su altri aspetti di carattere organizzativo e finanziario connessi alle attività per la ripresa dell’anno scolastico. In particolare, il ministero ricorda che “a partire dai giorni 27 e 28 agosto 2020, la struttura del Commissario Straordinario per l’emergenza COVID ha avviato la distribuzione di mascherine monouso di tipo chirurgico, gel igienizzante e arredi presso le istituzioni scolastiche”.

Per quanto riguarda la distribuzione di mascherine e gel igienizzante, il ministero specifica nella nota che la fornitura di mascherine viene effettuata, a cura della struttura commissariale, per tutto il personale scolastico e per tutti gli studenti e che la distribuzione avviene con cadenza settimanale o bisettimanale, in relazione al numero di alunni e di personale scolastico presenti in ciascuna istituzione scolastica”. 

Per quanto riguarda invece i banchi, «circa una settimana prima della consegna degli arredi, i referenti indicati dall’istituzione scolastica saranno contattati dall’azienda fornitrice per definire orari e modalità di consegna. L’azienda fornitrice si occuperà del montaggio dei banchi in apposito spazio che dovrà essere predisposto dall’istituzione scolastica. In attesa del completamento del rinnovo degli arredi scolastici, nel breve periodo, seguendo le indicazioni del CTS e quanto già comunicato il 13 agosto dal ministero, “potrà essere consentito lo svolgimento dell’attività didattica in presenza tramite l’utilizzo della mascherina, strumento di prevenzione cardine da adottare, unitamente alla garanzia di periodici e frequenti ricambi d’aria, insieme con le consuete norme igieniche».

Tutto questo non rassicura però gli studenti: A «qualche giorno dalla riapertura ancora troppo poco è stato fatto dal governo per la riapertura della scuola: mancano i trasporti, i lavori di edilizia leggera non bastano, la dispersione scolastica è alle stelle e il numero dei docenti è insufficiente. Non è abbastanza! Per questo – annuncia l’Unione degli Studenti – scenderemo in piazza il 25 e il 26 settembre», da soli e con la manifestazione nazionale di Roma a cui parteciperanno anche i sindacati.

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Tag: banchi bidelli docenti emergenza coronavirus lucia azzolina scuola sindacati studenti