Come al solito la Sicilia fa una pessima figura nel rapporto di Legambiente 2020 sulle performance ambientali delle città italiane sui dati del 2019, in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, quest’anno giunto alla sua 27 edizione senza che negli anni l’Isola riuscisse a migliorare le sue performance. Dagli anni Novanta lo studio compara gli indicatori di 104 comuni capoluogo italiani, basandosi su 18 parametri raggruppati in 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità ambiente) e la Sicilia si conferma in fondo alla classifica se si escludono Agrigento, Enna e Trapani che in qualche modo riescono a uscire dai bassifondi e a ritagliarsi – grazie ad alcuni indicatori – piccoli spazi vicini a metà graduatoria.
In generale, dall’analisi emerge una crescita delle performance dei centri urbani che registrano un’aria più pulita, meno rifiuti e più raccolta differenziata. Ma non certo per la Sicilia che addirittura piazza le sue due città pià grandi negli ultimi tre posti della graduatoria. Praticamente uno scandalo.
Anche quest’anno la città più “green” d’Italia è Trento e Mantova si conferma seconda. Bolzano scende di una posizione, la quarta, lasciando a Pordenone il terzo gradino del podio. Tra le 20 classificate in vetta spicca al quinto posto anche Reggio Emilia, tallonata da Belluno e Parma, in sesta e settima posizione. All’ottavo posto compare l’unico capoluogo del Sud, precisamente della Calabria, Cosenza, che precede Biella, Verbania, Treviso, Forlì-Cesena alla pari al dodicesimo posto.
Ben cinque città siciliane si trovano in fondo alla classifica, con Catania che migliora di una posizione rispetto allo scorso anno e Palermo che invece ne perde addirittura tre di posizioni. La cattiva performance di Catania è data soprattutto dai pessimi indicatori sulla raccolta differenziata, ancora sotto il 15% (il dato peggiore di tutta l’Isola) ma anche sui trasporti pubblici, rete idrica, isole pedonali e ciclabilità.