Ragusa, minacciate con i riti voodoo
Ragusa, minacciate con i riti voodoo dopo lo sbarco costrette a prostituirsi
Blitz della Polizia e fermi disposti da Dda di Catania VIDEO Ragazze in ostaggio: prima dovevano "restituire" 25 mila euro FOTO
Il sogno di cambiare vita. Raggiungendo l’Europa, per un futuro migliore fatto di studio, lavoro e dignità. Sono scese dai tanti barconi della speranza approdati in questi mesi a Pozzallo per trovare un avvenire le minorenni nigeriane costrette piuttosto, una volta arrivate, a prostituirsi per pagare un finto debito di 25mila euro all’associazione a delinquere transnazionale dedita alla tratta di esseri umani disarticolata dalla Polizia di Stato di Ragusa nell’ambito dell’operazione “Ju-Ju”. La rete criminale aveva dei punti di riferimento in Libia, Nigeria e in diverse regioni del nord Italia.
Una ragazza è stata liberata dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Ragusa a Torino; doveva pagare, per l’appunto, l’onerosa cifra di 25.000 euro per essere rinfrancata dalla schiavitù psicologica della magia nera.
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La Procura distrettuale antimafia di Catania ha emesso 5 fermi di indiziato di delitto per evitare la fuga degli sfruttatori. Il servizio centrale operativo e la Squadra mobile di Ragusa ha eseguito 4 dei 5 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto con la collaborazione dei colleghi di Torino per la ventisettenne nigeriana Igbinosun Friday Susan Osariemen, detta “Joy”, Aghayerinmwinre Evans, suo connazionale di 36 anni e di Brescia; per Omoregie Uwa Patience, 50enne “madame” e Omorodion Faith, la “mama” del gruppo, altra nigeriana di 44 anni originaria di Benin City (uno dei destinatari del fermo è tuttora irreperibile).
Il “team” era specializzato in distinti ruoli: chi in Nigeria procacciava le ragazze promettendo facili guadagni, lavori leciti ed un futuro certo, sottoponendo però le vittime ai riti voodoo (Da cui il nome dell’operazione Ju-Ju); chi in Libia fungeva da “connection man” per il trasferimento in Italia; chi prelevava le ragazze vicino ai luoghi di sbarco e chi poi le obbligava a stare su strada per prostituirsi.
Tante le giovani approdate a Pozzallo negli ultimi sei mesi che sono state sottratte alla rete criminale dalla Squadra Mobile di Ragusa che, grazie alla collaborazione delle organizzazioni umanitarie, sono ora rifugiate in una casa accoglienza in territorio ibleo.