CATANIA – Nell’avviso di conclusione d’indagine della Procura notificata lo scorso venerdì (una settimana fa) al deputato regionale di Italia Viva ed ex uomo di punta del Pd, Luca Sammartino e ad altre dodici persone accusate in concorso di corruzione elettorale, c’è un doppio riferimento politico: quello in cui Sammartino era candidato alle elezioni regionali del 5 novembre 2017 e dalle quali uscì vincitore (risultando votato con un altissimo numero di preferenze, ben 33mila) e quelle politiche del 4 marzo 2018, quando il già deputato regionale del Pd era candidato nel partito democratico alla Camera, con la sua compagna, Valeria Sudano, lei sì, poi eletta a differenza di Sammartino, ma al Senato.
La senatrice Sudano, come più volte specificato, non risulta indagata in quest’inchiesta per la quale i magistrati hanno notificato l’avviso di conclusione proprio una settimana fa. Ma i due nomi, si evince dalle carte e dagli atti ufficiali finora emersi, in accoppiata, compaiono in cinque degli undici capi in cui la Procura specifica le contestazioni mosse con riferimento ai presunti accordi sanciti e rispettati tra le parti. In tutti gli undici figura Sammartino che a turno compare con gli altri indagati).
L’accoppiata Sammartino-Sudano emerge in cinque di questi undici capi. In quello A con Anastasi Sebastiano, nel C con Musumeci Giuseppe, nel D con Scandurra Carmelo Camillo, nell’H con Quattrocchi Francesco e in quello I con Rizzotto Salamone Antonino. In ognuno di questi ci sarebbe per l’accusa il “sospetto-prova” delle promesse e dello scambio elettorale. Il voto dato e procurato in cambio di un favore, diretto o indiretto, sia esso un’assunzione, un trasferimento o un miglioramento professionale…
Un caso per tutti (e come esempio) è quello in cui i magistrati citano ciò che comproverebbe l’accordo-promessa tra Luca Sammartino e Sebastiano Anastasi. Nella parte riferita all’Anastasi, i magistrati imputano all’indagato di avere promesso e dato il proprio voto e promesso e fatto dare il voto di altri in favore del Sammartino prima e del Pd (e dunque a Sammartino e Sudano) poi in cambio di alcune promesse di varie utilità, tra cui l’assunzione del figlio di Anastasi, poi assunto da una srl il 1 marzo del 2018 e cioè tre giorni prima delle consultazioni politiche. Promesse che l’esponente politico, evidenzia la Procura, avrebbe fatto in precedenza all’Anastasi per ottenere voti in proprio favore alle regionali e in favore del Pd (per sè e per la propria compagna Valeria Sudano) candidata alle politiche dell’anno dopo nelle quali diventò senatrice.
La domanda a questo punto è come mai e perché allora l’onorevole Sudano non sia stata indagata. Probabilmente perché a chiedere (qualora così fosse stato) gli eventuali favori (ovvero voti) sarebbe stato Sammartino e non lei, eventualmente beneficiata a sua insaputa.
Questa inchiesta resta per il momento nella sua fase cosiddetta fase 2. Che è quella, notificata agli indagati l’indagine, i capi d’imputazione, gli episodi ipotizzati, ricostruiti e poi contestati, che consente ai tredici “avvisati” di difendersi, rispondere alle accuse e smontare o provare a farlo quanto contestato. Venti giorni dalla notifica della Procura, quindi, se non ci saranno ulteriori necessità delle parti, l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio per gli avvisati. Quindici giorni ancora, almeno, per la scadenza dei termini di legge. Poi la fase tre.