Certo le Ferrovie italiane dicono di non avere abbandonato la Sicilia e rispondono a tono agli appunti che nei giorni scorsi su La Sicilia sono stati mossi da Tony Zermo, nostra firma autorevolissima e autorevolissima firma del giornalismo italiano.
E Rfi dice che i siciliani, e chi vuole partire o arrivare in treno dall’Isola, può immaginare un futuro presto migliore: «Il Piano di investimenti che Rete Ferroviaria Italiana (società del Gruppo FS Italiane) – spiega il colosso delle ferrovie italiane – ha messo in campo per la cura del ferro in Sicilia prevede interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico per tredici miliardi di euro. Di questi, ben 8 miliardi sono destinati al nuovo collegamento veloce Palermo-Catania-Messina, che prevede il completamento del raddoppio fra la città dello Stretto e il capoluogo etneo (42 chilometri da Giampilieri a Fiumefreddo), e una nuova linea – realizzata in raddoppio all’attuale binario, che sarà potenziato – fra Catania e Fiumetorto. Cantiere, quello della Palermo-Catania, già aperto e in piena attività dallo scorso mese di marzo per la realizzazione del primo nuovo tratto di linea, 38 chilometri da Bicocca a Catenanuova, con un investimento di 415 milioni».
Rfi invita pure all’ottimismo: «Il cronoprogramma dei lavori prevede l’attivazione di un primo binario già nel 2021, mentre l’intervento su entrambi i binari terminerà nel 2023. Nella seconda fase del nuovo collegamento veloce fra Palermo e Catania sarà realizzato, per lotti funzionali, un secondo binario in variante fra Fiumetorto e Catenanuova, con l’obiettivo finale di collegare Catania e Palermo in un’ora e 50 minuti, contro le tre ore della percorrenza attuale». «Anche la Messina-Palermo – spiega Rfi – è interessata, in questi mesi estivi, da interventi di manutenzione straordinaria non più procrastinabili per una linea ultracentenaria. I lavori all’interno della galleria di Montagnareale – iniziati lo scorso 10 luglio – procedono nel rispetto dei tempi stabiliti, e termineranno il prossimo 8 settembre. In questo periodo, Trenitalia sta garantendo la mobilità per i viaggiatori dei treni regionali con un servizio di bus fra Patti e Brolo, da dove i viaggiatori risalgono sul treno fino a Palermo. Per tutti i treni a lunga percorrenza diretti a Palermo (che, vale la pena di ricordarlo, sono cinque), è invece previsto il viaggio in bus, da Messina fino a destinazione, per evitare il doppio trasbordo a chi viaggia con più bagagli. Anche la momentanea interruzione sulla linea Messina-Palermo non è quindi, un tappo, un ostacolo improvvisato, ma un ulteriore tassello del piano di interventi infrastrutturali previsti in Sicilia da RFI. Un programma di investimenti, che, come per tutte le grandi infrastrutture, richiede tempi specifici per la propria realizzazione ma che, siamo sicuri, muterà radicalmente la mobilità su ferro dei viaggiatori siciliani».
Rfi ricorda anche i dati sulle vetture «Per quanto riguarda i servizi di trasporto, a seguito della firma del Contratto di Servizio fra Trenitalia e Regione Siciliana, entrato in vigore lo scorso anno e valido fino al 2026, è iniziato anche il processo di ammodernamento della flotta dei treni regionali, con un investimento di oltre 426 milioni. Entro la fine dell’anno arriveranno in Sicilia i primi 5 “Pop”, treni di ultima generazione che affiancheranno i 6 “Jazz” che già circolano sulle linee dell’isola dal 2016; la nuova flotta di 43 treni (21 Pop, 5 Flirt e 17 Diesel) sarà completa nel 2021, con un’età media dei convogli che scenderà dai 24,5 anni del 2017 ai 7,6 del 2021».
Ma i numeri stridono con la realtà attuale come ha dimostrato l’iniziativa dei deputati regionali M5S Giancarlo Cancelleri e Nuccio Di Paola, che hanno cominciato il giro della Sicilia in treno, per denunciare le condizioni del trasporto ferroviario nell’Isola e ricordare, «come le risorse per le infrastrutture continuano a essere spese per il Nord. Al Nord – hanno detto chiaro e tondo i due deputati – andranno infatti i 20 miliardi destinati alla Tav – verso il cui progetto il M5S si è sempre opposto – mentre il Meridione e la Sicilia si confermano abbandonati dai partiti che hanno governato negli ultimi 30 anni e che qui non hanno fatto investimenti importanti per la mobilità».
La denuncia è sacrosanta ma va detto che la stragrande maggioranza dei fondi per la Tav arrivano dall’Europa e non è che se quei soldi non fossero stati spesi per la Tav avrebbero potuto essere destinate alle infrastrutture siciliane. Non è così.
«Mentre – ricordano comunque Cancelleri e Di Paola – si decide di spendere 20 miliardi per la Tav, che è un’opera già superata, con un progetto vecchio di 30 anni e che si completerà forse nei prossimi 15, la Sicilia resta al palo, tra ferrovie costruite dai Borboni, treni a gasolio, binarietti a scartamento ridotto, tratte mancanti e viaggiatori costretti a gravi disagi. Noi, attraverso il nostro ministro delle Infrastrutture, saremmo prontissimi, se si archiviasse l’inutile Tav, a far muovere in maniera moderna e veloce i siciliani e i turisti in Sicilia, anziché le mozzarelle e le banane tra Torino e Lione a 200 km/h. Denunciamo ancora una volta come molti fondi sono stati e continuano a essere investiti solo al Nord, mentre le infrastrutture siciliane sono indegne di una civiltà moderna».
Il viaggio è partito alle 10,08 dalla stazione centrale di Palermo (dove Cancelleri, proveniente in treno da S. Agata di Militello, si è ritrovato con Di Paola). Da qui i due sono partiti alla volta di Trapani, hanno visitato Erice e nel pomeriggio si sono spostati a Marsala. La prossima tappa è verso Agrigento, ma dovranno fermarsi a Castelvetrano. Non c’è infatti ferrovia fino ad Agrigento e, annunciano i deputati, questa tratta finale si completerà infatti con un passaggio in auto.
Poi si sposteranno da Agrigento a Ragusa, partendo alle 14. Prevista una diretta sui social insieme a passeggeri che prendono in simultanea un treno Roma-Milano o viceversa, per far notare le differenze: «Agrigento-Ragusa, 135 km, in sette ore e con quattro cambi, con tratte in treno a gasolio e binari a scartamento ridotto – ricordano i deputati M5S – Roma-Milano, 600 km, in tre ore e con treni modernissimi. Domenica da Ragusa i due muoveranno verso Siracusa e poi Taormina, con un passaggio in auto da Ragusa a Siracusa, poiché la domenica non ci sono treni a coprire questa tratta. Il giro si chiuderà a Sant’agata di Militello.