CALTANISSETTA – Il 30 giugno 2015 Lorenzo Caramma, il marito della ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto «ha ricevuto una telefonata da Banca Nuova che sollecitava un versamento per coprire il debito. La stessa sera Cappellano Seminara entra con un trolley a casa della Saguto alle 22.35 ed esce poco dopo. L’indomani viene fatto il versamento in banca». La circostanza è stata svelata dal pm Claudia Pasciuti durante la requisitoria del processo all’ex giudice Silvana Saguto e al cosiddetto “cerchio magico” della gestione dei beni confiscati. La pm, che con Maurizio Bonaccorso rappresenta l’accusa, non ha dubbi sul fatto che l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara – anche lui sotto processo – consegnò a Saguto denaro contante. E per avvolare la sua tesi ha aggiunto: «Silvana Saguto parla con entrambi i figli del fatto che quel giorno Cappellano Seminara avrebbe dovuto portare quei “documenti” ma non era venuto. E’ il 28 giugno». Ed è evidente – dice la pm – «che non si parlava di veri documenti ma di soldi».
Sarebbe stato l’architetto Giuseppe Caronia a consegnare in una busta di plastica i soldi, ventimila euro in contanti, in banconote da 50 euro, all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Soldi che poi finirono all’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e che sarebbero stati portati a casa di quest’ultima dallo stesso Cappellano Seminara all’interno di un trolley la sera del 30 giugno 2015.
Questo quanto ricostruito dalla Pm Claudia Pasciuti nel corso della requisitoria di questa mattina del processo sul cosiddetto «Sistema Saguto». Dalle intercettazioni è emerso che anche Caronia parlava di documenti con Cappellano Seminara, la stessa espressione utilizzata dalla giudice Saguto. «Quando Caronia venne convocato la prima volta nella caserma del comando provinciale della Finanza – ha detto Pasciuti – si limitò a dire: “Erano per davvero documenti”. Qualche giorno dopo, ci ripensa e dice: “L’altra volta, temevo che potesse scaturire una sanzione fiscale nei miei confronti. Dopo aver letto sui giornali dell’indagine che vede coinvolto Cappellano ed alcuni giudici ho capito la gravità della situazione e ho avvertito l’esigenza di dimostrare la mia totale estraneità a tali episodi di corruzione”.
Caronia precisa di «non avere mai incontrato la dottoressa Saguto». E spiega: «Una sera, intorno alle 21, ho avuto un incontro in piazza Sturzo con Cappellano. Era con la sua Mercedes bianca e io sono salito a bordo. Quindi gli ho consegnato una busta bianca contenente 20 mila euro in contanti, tutte banconote da 50 euro. Soldi che avevo prelevato dai conti correnti della Caes srl e da conti personali. L’incontro, aveva aggiunto, durò pochi minuti e non sono a conoscenza dell’uso che Cappellano fece del denaro”». Tra Cappellano Seminara e Caronia intercorrevano rapporti lavorativi.
Sono 15 gli imputati del processo, coinvolti a vario titolo nell’inchiesta riguardante la sezione più discussa del tribunale di Palermo. Sotto accusa, oltre a Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo che il Csm ha radiato dalla magistratura, ci sono il padre, Vittorio Saguto, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo, il colonnello della Dia Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e la collaboratrice di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, l’ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte. Gli imputati sono accusati di aver gestito in maniera molto disinvolta (e a loro favore) i beni confiscati alla mafia.