Si vuole dare un’accelerazione al processo sull’efferato omicidio di Enzo “Caterina” Timonieri che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise. Procura e difesa, infatti, hanno depositato i verbali del collaboratore Salvatore Scavone, che per sua stessa ammissione è stato reggente del gruppo Nizza del clan Santapaola-Ercolano, in modo da procedere nel corso dell’esame solo con domande a chiarimento o approfondimento su alcuni punti precisi. E così è stato.
Ieri, infatti, i difensori degli imputati Natalino Nizza e Sam Privitera accusati di essere i mandanti dell’assassinio del pusher di San Cristoforo, hanno posto quesiti mirati. Va ricordato che Scavone ha raccontato ai pm di aver raccolto la confessione di Natalino Nizza che avrebbe ordinato di “eliminare” Timonieri. Alla sbarra ci sono anche i pentiti rei confessi Ninni e Michael Sanfilippo, che a giugno 2021 fecero trovare ai carabinieri a Vaccarizzo il cadavere della vittima uccisa quattro mesi prima (nella foto sopra).
L’avvocato Andrea Gianninò, difensore di Privitera con il penalista Salvatore Catania Milluzzo, in un primo momento ha chiesto a Scavone dettagli sui suoi rapporti con gli imputati e sulla sua ascesa criminale all’interno della famiglia catanese di Cosa nostra, «Sono diventato responsabile dei Nizza – ha raccontato il teste – quando sono stato scarcerato il 27 aprile 2020 e lo sono stato fino alla mia collaborazione che è stata a gennaio 2022. Ero responsabile assieme a Natale Nizza e tenevo la carta degli stipendi. Nella carta ci sono solo detenuti e non c’era Privitera in quel periodo, appunto perché era libero. I fratelli Sanfilippo – ha detto – li frequentavo ma poco».
Ma ad un certo punto Gianninò ha fatto al collaboratore una domanda sul sequestro di un borsone con 700 mila euro al fratello, ma vi è stata l’opposizione della pm Lina Trovato che la presidente Maria Pia Urso ha accolto e quindi la Corte non ha ammesso la domanda.
L’avvocato Salvatore Pace, difensore di Nizza assieme a Marco Tringale, ha chiesto a Scavone di delineare nel tempo la conoscenza con i fratelli Sanfilippo. «Dopo la sparatoria di Librino e qualche settimana dopo l’arresto di Carmelo Di Stefano. Erano molto vicini a Privitera».
Il pentito Silvio Corra, cognato di Angelo Santapaola, boss ucciso nel 2007, ha invece risposto alle domande del pm Rocco Liguori sul suo ruolo all’interno del clan Santapaola. Corra ha spiegato di essere stato reggente del gruppo Nizza «dall’arresto di Lorenzo Michele Schillaci (gennaio 2020) ad agosto 2020 giorno in cui ho deciso di cambiare vita e mi sono presentato dai carabinieri consegnando una pistola». «Io e Natale Nizza prendavamo le decisioni assieme. Privitera? Aveva la strada per la droga», ha detto.