CITTA’ DEL VATICANO – Papa Francesco ha abolito il «segreto pontificio» sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori. E’ l’effetto del Rescriptum ex audientia pubblicato oggi con cui si promulga un’Istruzione «Sulla riservatezza delle cause». All’articolo 1 si prevede infatti che «non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti» in materia di abusi su minori, di cui nel Motu proprio «Vos estis lux mundi» e nelle norme «de gravioribus delictis».
La nuova Istruzione prevede anche, all’articolo 2, che «l’esclusione del segreto pontificio sussiste anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti». L’articolo 3 specifica che «nelle cause di cui al punto 1, le informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza ai sensi dei canoni 471, 2° CIC e 244 õ2, 2° CCEO, al fine di tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte»: in sostanza, la soggezione di questi delitti al «segreto pontificio» viene fatta regredire al semplice «segreto d’ufficio» previsto a tutela della buona fama delle persone coinvolte.
In ogni caso, secondo l’articolo 4, «il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili». Il che comporterà una migliore collaborazione con le magistrature dei diversi Stati e anche un più agevole espletamento dell’”obbligo di denuncia» da parte dei superiori nei casi di abusi, già previsto dalle altre normative introdotte da papa Francesco.
«A chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni», prevede infine l’articolo 5, «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa».
Papa Francesco ha anche stabilito che il reato di pedopornografia sussiste fino a quando i soggetti ripresi nelle immagini hanno l’età di 18 anni, e non solo 14 com’era finora. Un’altra modifica riguarda l’abolizione della norma secondo cui il ruolo di avvocato e procuratore, nelle cause per abusi in sede di Tribunali diocesani e Dottrina della fede, doveva essere adempiuto da un sacerdote. Ora potrà essere un laico.
Le decisione di Bergoglio sono una svolta epocale per la Chiesa perché il segreto pontificio era un impedimento all’informazione giusta resa alla vittima e alle comunità. Fino a oggi per esempio la vittima non aveva l’opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla sua denuncia, perché c’era il segreto pontificio. Anche altre comunicazioni venivano ostacolate, perché il segreto pontificio è un segreto di altissimo livello nel sistema di confidenzialità nel Diritto canonico.
L’abolizione del segreto pontificio non rende i documenti di dominio pubblico ma facilitata la possibilità di una collaborazione più concreta con lo Stato, nel senso che la diocesi che ha una documentazione ormai non è più legata al segreto pontificio e può decidere di collaborare, trasmettendo copia della documentazione anche alle autorità civili.
Per la prima volta le vittime di preti pedofili esprimono «soddisfazione» per la svolta impressa dal Papa. «Quella di oggi – ha detto Francesco Zanardi, presidente della Rete l’Abuso – è una cosa importante da parte del Papa. A febbraio, in occasione del summit in Vaticano, avevamo insistito con padre Lombardi e Scicluna sul punto e questo lo consideriamo un primo passo importante. Lo vedo come l’inizio di una svolta anche perché quando lessi l’ultimo Motu proprio in tema di abusi mi si rizzarono i capelli. Nel documento erano inseriti tutti i punti sottoposti al segreto pontificio, che ora è caduto».