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Posti letto e reparti: ecco cosa cambierà con la nuova rete ospedaliera siciliana

Di Mario Barresi |

L’ossatura, però, c’è giù tutta. Ed è la stessa contenuta negli allegati del “Documento di riordino della rete ospedaliera” presentata dall’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, martedì 28 in giunta regionale. Ecco gli aspetti più significativi.

Partiamo dai numeri. La nuova mappa della sanità siciliana prevede a regime, in ordine di importanza per dotazioni e operatività: 7 strutture “hub”, soltato 4 delle quali subito attivabili come Dea di II livello: Arnas Civico e Policlinico-Giaccone (Palermo), Cannizzaro e Policlinico-Ove (Catania), Policlinico (Messina). Altri 3 sono in previsione: l’Arnas Garibaldi di Catania (entro il 31 dicembre 2017; il S. Elia di Caltanissetta unito al presidio di San Cataldo, entro la fine del 2018, come «sede del 4º bacino del sistema di emergenza/orgenza (Agrigento, Caltanissetta, Enna) in una «logica di decentramento» come «avvicinamento al bacino di utenza di riferimento» ; infine l’unificazione fra Villa Sofia e Cervello, a Palermo, che nel «successivo triennio 2018-2021» potrà riprendersi il “bollino” di Dea di II livello, del quale è stato privato.

Sono invece 22 gli “spoke” (Dea di I livello), che – si legge nel documento metodologico dell’assessorato – «vengono attivati senza incrementare il numero dei posti letto, tramite redistribuzione dell’esistente nell’ambito dell’Asp di riferimento». In prospettiva, i Dea di I livello potranno essere 34. Ttutte le strutture dovranno dotarsi obbligatoriamente di Obi (aree di Osservazione breve intensiva) entro la fine del 2017. Seguono poi 14 presidi ospedalieri di base, 11 di zona disagiata e uno in zona ad alto rischio ambientale. Quest’ultimo è il Muscatello di Augusta, che – oltre alla sopravvivenza – incassa l’istituzione del Centro di riferimento regionale per le patologie legate all’amianto.

Scarica il documento con la rete ospedaliera

In questo contesto (per il dettaglio si vedano le schede a pagina 3 in alto) ci sono stati dei cambiamenti rispetto all’attuale assetto, con alcune differenze anche dall’ultima bozza di rete ospedaliera. Ma anche alcune conferme importanti, non del tutto scontante dopo alcune sollecitazioni che l’assessorato regionale aveva ricevuto dal governo nazionale. Ecco i dati principali del “borsino” ospedaliero siciliano. Nella cosiddetta “Area Catania-Ragusa-Siracusa” vengono confermati i 3 Dea di II livello (Cannizzaro, Garibaldi e Policlinico), mentre i Dea di I livello saranno il Gravina di Caltagirone e l’ospedale riunificato Acireale-Giarre. Restano, come strutture di base, i presidi di Biancavilla e di Paternò. Si salvano, in nome della definizione di “zone disagiate” e anche di importanti sponsor politici, gli ospedali di Bronte (che mantiene «in deroga» il punto nascita) e di Militello. Nel Ragusano si registra la promozione dell’ospedale di Modica-Scicli, che assurge a Dea di I livello, equiparato a Ragusa e Vittoria-Comiso. Stesso rango, nel Siracusano, per Umberto I e Avola-Noto, con il salvataggio del nuovo ospedale di Lentini (presidio di base), oltre alla deroga ambientale ad Augusta.

Nella parte centrale dell’Isola (Agrigento, Caltanissetta ed Enna) l’“hub” del futuro prossimo sarà, come detto, il nisseno Sant’Elia unito a San Cataldo. Gela conferma il suo “spoke”, separato da Mazzarino (che resta aperto come zona disagiata) e da Niscemi (che non chiude comunque, non più per il rischio ambientale, ma perché anch’esso considerato in zona disagiata). Conferme in blocco nell’Agrigentino: il San Giovanni Di Dio, nel capoluogo, resta Dea di I livello, oltre a Sciacca-Ribera; Canicattini e Licati mantengono gli ospedali di base. A Enna l’unico “spoke” è l’Umberto I, dopo il “divorzio” da Piazza Armerina (nosocomio di base unito a Nicosia) e da Leonforte, mantenuto perché «in zona disagiata».

Nell’area Palermo-Trapani si registra, oltre al declassamento momentaneo del Villa Sofia-Cervello, la conferma degli “hub” di Civico e Policlinico, oltre alla salvezza del Giglio di Cefalù (resta Dea di I livello così come Ingrassia). I presidi di base sono previsti a Partinico e a Termini, «zone disagiate» quelli di Corleone e Petralia Sottana. Resta tutto come previsto nel Trapanese. A Messina, oltre alla conferma del Policlinico come “hub”, infine, c’è l’ultima sorpresa: promosso il Bonino Pulejo-Piemonte, che raggiunge il Papardo e il San Vincenzo di Taormina. Non cambia la classificazione delle altre strutture.

Per i pazienti acuti, la nuova rete disporrà a regime di 13.210 posti letto ordinari (attualmente sono 12.305), 1.210 di day hospital (al 1º gennaio 2016 erano 1.301), con un taglio di day surgery dagli attuali 767 ai futuri 217. Cresceranno, invece, i posti di riabilitazione: da 1.498 a 2.384; triplicati, anche per venire incontro alle esigenze dei piccoli ospedali di provincia, le lungodegenze: da 336 a 977.

Fin qui il dato statisticamente più immediato per i pazienti. Ma c’è anche un altro aspetto organizzativo, che ha anche risvolti politici. Il taglio di 215 Unità operative complesse. Che corrisponde, di fatto, ad altrettanti primari in meno. Approfondiremo questo aspetto nei prossimi giorni.

Così come vanno spiegati i 318 posti letto (164 per acuti e 154 per post acuti) non assegnati neanche nell’ultima versione della rete ospedaliera, sui quali il ministero ha chiesto conto alla Regione. L’assessorato ha risposto che «sono stati destinati alla copertura di contenziosi con alcune strutture private». Fra le cause giudiziarie più importanti c’è quella con la clinica etnea Humanitas. Il tavolo tecnico di Roma aveva chiesto informazioni anche su altri aspetti: lo scostamento fra le strutture di degenza e i servizi senza posti letto, sul quale l’assessorato risponde che di avere «specificato le motivazioni» e «previsto un sistema di monitoraggio». E inoltre da Roma hanno chiesto conto di altri «scostamenti rispetto agli standard del decreto ministeriale 70», legati ad alcune Unità (Chirurgia, Cardiologia, Ortopedia e Ostetricia-Ginecologia) dove si nota «un’eccessiva parcellizzazione, anche in relazione ai punti di erogazione equivalenti presenti nel settore privato». La Sicilia, chiede inoltre il ministero, deve «procedere con la massima tempestività» all’abrogazione della legge regionale che prevede l’obbligo di avere una Chirurgia generale in tutti «i punti di erogazione privati». Nonostante le note di demerito e le richieste di aggiustamenti, a Roma ritengono «corretta» la cosiddetta «articolazione dei noti della rete Hub, Spoke e Presidi di base». Ed è soprattutto per questo che, martedì prossimo, il “piano Gucciardi” dovrebbe diventare realtà. Aprendo le porte alle assunzioni.

Twitter: @MarioBarresi

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