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Pornografia minorile: arrestato un giudice a Messina

Di Redazione |

MESSINA – Un giudice in servizio alla Corte d’appello di Reggio Calabria, Gaetano Maria Amato, è stato arrestato dalla polizia a Messina per pornografia minorile. Nei suoi confronti il Gip della città dello Stretto, su richiesta del procuratore Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La notizia è stata confermata all’ANSA da fonti giudiziarie, che però sono “blindate” e non forniscono altri particolari – spiegano – «a tutela delle vittime».

Il reato contestato è il 600-Ter del codice penale che punisce chi sfrutta minorenni per realizzare esibizioni pornografiche o produrre materiale pornografico, come immagini di bambini. La pena prevista è la reclusione da 6 a 12 anni. Al centro dell’inchiesta la vita privata di Amato, e non la sua attività di magistrato. Il reato sarebbe stato commesso a Messina, città dove per questo è radicata la competenza.

Gaetano Maria Amato presta servizio alla sezione penale della Corte d’appello di Reggio Calabria dal gennaio di quest’anno. In precedenza era stato alla sezione civile. Trascorsi i dieci anni previsti dalle norme del Consiglio superiore della magistratura, il giudice è passato al penale dove ha fatto parte anche dei collegi in Corte d’assise ed alla sezione misure di prevenzione. Nessun commento, sul suo arresto, negli ambienti della Corte d’appello reggina. Quando era in servizio da giudice a Messina, nel 2009, Gaetano Amato subì un procedimento del Csm per un presunto ritardo nel deposito degli atti. Nella contestazione si rilevava come ci fossero troppe sentenze del magistrato depositate oltre i termini. Per questi ritardi il Csm lo aveva dichiarato colpevole e sanzionato con un’ammonizione.

Gaetano Amato, nel giugno del 2016 a Reggio Calabria, quando era ancora al civile, partecipò ad una conferenza stampa, insieme a tutti i colleghi giudicanti della Corte, per spiegare e difendere l’operato di una collega finita al centro delle polemiche per non avere osservato i tempi per la redazione delle motivazioni della sentenza del processo ‘Cosa mià sulle cosche di ‘ndrangheta di Rosarno, circostanza che avrebbe portato alla scarcerazione di tre presunti affiliati alle ‘ndrine. Amato rischia ora la sospensione dalla funzione e dallo stipendio, con la collocazione fuori dal ruolo organico della magistratura, da parte della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. La sezione disciplinare del Csm dovrà valutare la richiesta dei titolari dell’azione, il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia, di applicazione delle misure cautelari nei confronti del magistrato. Solitamente nei casi di arresto è obbligatoria e dopo l’istanza il Csm agisce in tempi rapidi. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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