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Ponte sullo Stretto, il Governo ci mette altri 1,5 miliardi: lo stanziamento sale a 13,5 miliardi

La rimodulazione della spesa. Monteleone (M5S): «Un altro scippo al Sud»

Di Corrado Chiominto |

La manovra rimpolpa le risorse per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Con una rimodulazione dei fondi all’interno dei vari capitoli di spesa dello Stato arrivano 1,5 miliardi di risorse in più che portano il totale della spesa per ora prevista a 13,5 miliardi. Il governo è al lavoro anche sul fronte della procedura. Dopo la valutazione della commissione Via il passaggio ulteriore riguarda la “valutazione di incidenza”, la cosiddetta VIncA, che dovrà valutare l’impatto dell’opera sull’ambiente inserito nella rete Natura 2000. Solo dopo questo passaggio si potrà passare al progetto esecutivo, per il quale è necessario convocare un Cipess.

Il tema ambiente

E’ un tema caldo quello del rispetto ambientale che ha scaldato anche il confronto, durante il question time alla Camera, tra il ministro Gilberto Pichetto Fratin e Angelo Bonelli di Avs.La novità più rilevante riguarda i fondi per la costruzione del ponte. Dai 12 miliardi precedenti si passa a 13,5 miliardi, per finanziare gli accordi finora raggiunti con tutti gli affidatari dei lavori per gli anni fino al 2032. Ma cambiano completamente le poste. Sono stati ridotti i miliardi previsti dal bilancio statale ed è aumentato il ricorso ai Fondi di Coesione previsti per le amministrazioni centrali. Lo spacchettamento dei 12 miliardi prevedeva, oltre ai 370 milioni dell’aumento di capitale della società Stretto di Messina, 9.312 milioni dal bilancio statale, 718 milioni dai fondi di coesione delle amministrazioni centrali e 1.600 milioni dei fondi di Coesione di Sicilia (1,3 miliardi) e Calabria (300 milioni). Ora invece le risorse del bilancio sono scese a 6.962 fonte bilancio statale mentre balzano a 4.600 milioni quelle dei fondi di coesione delle amministrazioni centrali. Non cambiano le altre poste.

Le parole del ministro Pichetto Fratin

Il punto sull’iter del progetto è stato fatto durante il question time alla Camera. Il ministro Pichetto Fratin ha difeso dalle critiche di ‘nomine politichè la composizione della commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale. Ne è nato un botta e risposta con il deputato Avs Angelo Bonelli che lo ha accusato di falso e di «essere commissariato da Salvini». «La Commissione è indipendente anche da me, ha giudicato in base alle sue competenze», ha ribattuto il ministro. Pichetto ha evidenziato il grado di dettaglio degli approfondimenti svolti dalla commissione Via, «ben riscontrabile dai dati esposti dagli interroganti, dalle 62 condizioni ambientali relative alle diverse fasi progettuali, a cui è stato subordinato il parere positivo di compatibilità ambientale» ma anche alle parare negativo espresso per la VIncA gli i siti classificati come Zone di protezione speciale (ZPS) e Zona speciale di conservazione (ZSC).«Il ponte rappresenta un tema di vetrina del Paese straordinario non significa far fare un bel lavoro a Webuild» ha affermato l’Ad di Webuild, Pietro Salini spiegando che «certo ci piacerebbe farlo, ma noi siamo solo soldati che eseguono gli ordini».

Le reazioni

«Le notti non portano mai consiglio al Governo Meloni e alla maggioranza, men che mai durante l’esame della Legge di bilancio. E così, alla fine di un avvilente giostra di riscritture, cancellazioni e riformulazioni, alla fine è stato approvato un emendamento della Lega che regala all’inutilmente faraonico Ponte sullo Stretto di Messina la bellezza di altri 1,5 miliardi di euro. Il Governo che dice agli italiani, con il ditino alzato, che devono stringere la cinghia e che la coperta è corta, ha infatti aumentato da 11,6 a 13,1 miliardi lo stanziamento pluriennale per l’opera-vetrina del ministro Salvini e del festante codazzo di centrodestra. Ma la cosa più grave è che di questi 13,1 miliardi, ben 6,1 vengono recuperati depredando per l’ennesima volta il Fsc, Fondo di sviluppo e coesione, che in realtà dovrebbe essere usato per le infrastrutture davvero urgenti per il Sud. Non è più tollerabile che il Fondo venga usato come un bancomat qualunque. Ricordiamo infatti che altre risorse erano state drenate dall’ex ‘superministrò Fitto per tappare i buchi da lui stesso aperti nel Pnrr, con un taglio di interventi che ha fatto solo male a Paese, costretto dopo due anni a constatare uno stato di avanzamento della spesa del Piano non superiore al 30%». Lo comunica in una nota il senatore Pietro Lorefice (M5S), segretario di Presidenza di palazzo Madama e capogruppo pentastellato in Commissione politiche Ue.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA