1964-2024: dopo 60 anni, escluso qualche intermezzo, il Consiglio comunale tornerà a discutere del piano regolatore, nel frattempo diventato Pug, piano urbanistico generale. Non è cambiata solo la denominazione, ma anche la modalità per arrivare alla sua adozione.
Nel 1964 – precisamente nel mese di agosto – c’erano volute sei sedute d’aula per adottare il Prg “Piccinato”, poi approvato con decreto dalla Regione solo nel 1969, cinque anni dopo. In quell’agosto ‘64 per illustrare il Prg a Palazzo degli Elefanti vennero approntati due pannelli a colori di quattro metri di altezza per 1,60 metri di larghezza. L’approvazione dell’aula (presenti 38 consiglieri su 60) avvenne alle due di notte del 28 agosto.
Oggi, invece, sarà attraverso i monitor di recente installati in aula Verga che si illustrerà ai 36 consiglieri il contenuto dell’atto di indirizzo del Pug, votato dalla giunta guidata dal sindaco Enrico Trantino lo scorso 3 ottobre. Una illustrazione non dovuta, ma voluta per «correttezza istituzionale» nei confronti dei cittadini e dei loro rappresentanti. Le tempistiche? «Come ci hanno spiegato il vicesindaco Paolo La Greca e il direttore Biagio Bisignani durante una delle sedute che abbiamo fatto sul Pug – precisa Erio Buceti, presidente Commissione Urbanistica – gli step prevedono l’attivazione di una conferenza di servizi con “ascolto” della città e partecipazione della stessa Regione che durerà 30 giorni. Dal momento dell’avvio della conferenza di servizi, data non ancora fissata, ci sarà tempo circa un anno e mezzo per arrivare prima alla stesura del “documento preliminare” e poi all’approvazione da parte del consiglio del Pug vero e proprio con gli emendamenti che verranno presentati. La Regione avrà poi 30 giorni per l’approvazione con decreto».
Significa che entro il 2026 dovremmo avere un Pug immediatamente attivabile, anche perché già nell’atto di indirizzo si tiene conto di tutti i progetti, alcuni sono già cantieri in atto, previsti con i Piani urbani integrati (Pui) e quelli finanziati con i vari fondi europei. Progetti di cui, va detto, non si è certamente tenuto conto nella classifica diffusa l’altro ieri da Il Sole 24 Ore e stilata con Legambiente.
Le differenze fra il 1964 e oggi ci sono, sia per il clima politico che per la partecipazione dei cittadini, come si evince dalle cronache riportate sulle pagine di questo giornale: quell’estate si sarebbe formato il secondo governo Moro, il presidente della Repubblica Antonio Segni venne colpito da una trombosi e dovette dimettersi a dicembre, morì Togliatti e una seduta del Consiglio dedicata al Prg durò solo 120 secondi proprio per rispettare il lutto, a Catania inoltre si avvicinavano le elezioni amministrative e sindaco divenne Antonio Drago. Inoltre allora il Prg venne adottato senza che fosse vigente il decreto interministeriale (il 1144 del 1968) che definiva le zone territoriali omogenee e gli standard urbanistici per verde pubblico, scuole, ecc.
«Come riferito in commissione – prosegue Buceti – il modello a cui Catania intende far riferimento è Ravenna, dove negli ultimi 20 anni sono riusciti ad approvare 4-5 piani». Ultima notizia, resa nota nella seduta di ieri, «l’8 novembre si terrà in aula l’incontro conclusivo inerente al Pudm, ovvero il Piano di utilizzo del demanio marittimo».