Cronaca
Paternò, si pente Assinnata junior: adesso trema la mafia del Catanese
PATERNO’ – Arriva la conclusione delle indagini per l’operazione antimafia “Assalto” e con essa la conferma alla notizia, in circolazione già da diverse settimane: Domenico Assinnata junior ha deciso di collaborare con la giustizia. Il figlio del boss Turi Assinnata avrebbe, dunque, deciso di voltare pagina, abbandonare l’attività criminale e aiutare la magistratura a ricostruire l’organigramma di Cosa nostra di Paternò e del comprensorio. A renderlo ufficiale è un atto della Procura di Catania, con il quale si comunica ai 12 indagati di “Assalto” la conclusione delle indagini preliminari. Nel dispositivo accanto al nome di Domenico Assinnata junior, relativamente al suo domicilio appare la scritta «domiciliato presso il servizio centrale di protezione».
Ed effettivamente Domenico Assinnata junior e la sua famiglia non risiedono più a Paternò da diverse settimane, appena maturata la decisione sono stati trasferiti in una località segreta. Non è dato sapere come la criminalità organizzata del territorio abbia reagito. Per il gruppo degli Assinnata potrebbe voler dire una concreta perdita di potere, con il probabile futuro leader fuori dai giochi. Certo, resta da capire quale peso avranno le dichiarazioni di Assinnata per infliggere un reale duro colpo alla criminalità organizzata del paternese. Le sue dichiarazioni, se la collaborazione è reale, potranno aggiungersi a quelle di altri pentiti. Un elenco che oggi è una reale forza, rappresentato da Francesco Musumarra, Orazio Farina, Sebastiano Sardo e Antonino Giuseppe Caliò.
E intanto gli indagati sono passati da 10 (numero riferito al giorno dell’operazione antimafia scattata lo scorso 28 agosto), a 12. I due nuovi volti non sono paternesi. Si tratta di Rocco Anello, uomo della ‘ndrangheta calabrese e Francesco Iannino, di Catania. I loro nomi sono legati al prosieguo dell’attività di indagine di “Assalto”, condotta sempre dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Paternò, coordinati dai pm etnei Valentina Sincero ed Andrea Bonomo.
Ma chi sono i due nuovi indagati? Anello è ritenuto il boss della provincia di Vibo Valentia, specializzato nel narcotraffico di stupefacenti. Le diverse operazioni delle forze dell’ordine condotte in Calabria hanno fatto emergere il ruolo dell’uomo come elemento di unione tra l’Italia e l’Albania per lo smercio di consistenti quantità di stupefacenti. Gli inquirenti calabresi lo definiscono «di elevatissima caratura criminale e capobastone della ‘ndrina preposta su Filadelfia» (nel Vibonese). Iannino è, invece, di Catania, non sembrerebbe un uomo di elevata caratura criminale, ma, in quest’operazione, sarebbe l’elemento di unione tra il Paternò e Catania, in particolare con il gruppo dei Santapaola-Ercolano.
Per il territorio paternese rispetto all’attività di spaccio, si parla di ingenti quantità di droga, con la presenza di cocaina e marijuana. Coinvolte sarebbero diverse persone, alcune delle quali non ancora identificate (come si evince sempre dal dispositivo). Ben definiti sarebbero i ruoli apicali. Domenico Assinnata junior, insieme ad Erminio Laudani (indicati entrambi come il vertice del clan), si occupavano dell’organizzazione dell’attività di spaccio; Anello era colui che faceva arrivare la droga dalla Calabria, mentre Iannino aveva il compito di rifornire il territorio da Catania. Alex Atanasio, pensava invece alla vendita al dettaglio; stesso compito per Marco Impellizzeri, che in più pensava anche al recupero crediti. Gaetano Laudani, cognato di Domenico Assinnata junior e figlio di Erminio, era la spalla dei due leader. Gli altri uomini impegnati alla vendita al dettaglio erano Rosario Sammartino, Marco Giuseppe Sciacca, Ivan Gianfranco Scuderi, Cristian Terranova e Samuele Cannavò.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA