Paternò: l’inchino al boss, parla il vescovo
Paternò: l’inchino al boss, parla il vescovo «Ecco la dimostrazione che la mafia c’è»
Raspanti: «Questa gente non è religiosa» / LA SFIDA DEI CEREI
«La mafia è ancora ben presente. Non deve trarci in inganno il fatto che la violenza, i gesti eclatanti siano diminuiti. L’attenzione di tutti deve restare desta. Quella della Chiesa, che deve rappresentare anche un presidio di legalità, e quella dello Stato. Ciascuno deve fare la propria parte». Lo ha detto, in un’intervista al Messaggero, il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, che due anni fa vietò i funerali ai mafiosi condannati con sentenza definitiva e non pentiti.
LA SFIDA DEGLI ALTRI CEREI: NIENTE “BALLATA”
Quelle dei portatori «non sono confraternite ma associazioni laiche. Non sono organizzazioni che sottostanno al diritto canonico, ma il modo per controllarle c’è. Ci si riesce, anche se sono indispensabili un’intesa e una collaborazione strettissima con le forze dell’ordine che possono avere dati sulle presenze di certi soggetti» dice il monsignore.
«Senza voler togliere nulla alla gravità di quanto è accaduto, vorrei far notare che in Sicilia sono migliaia le celebrazioni analoghe a quella di Paternò ed episodi di questo tipo saranno uno o due all’anno, del tutto marginali dunque», osserva Raspanti. «Io credo che il mafioso veda eventi del genere, che per le nostre comunità sono molto sentiti, come momenti di riconoscimento pubblico del proprio ruolo e del proprio potere. La religiosità, la fede sono altre cose. Non mi si dica che questi signori sono religiosi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA