PALERMO – Ribaltando l’assoluzione decisa in primo grado, la corte d’appello di Palermo ha condannato a 9 anni e 4 mesi l’imprenditore Giuseppe Ferdico, che, in pochi anni, ha messo in piedi un impero economico nel settore dei detersivi. Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una vicenda giudiziaria lunga e complessa quella dell’imputato arrivato a processo dopo tre richieste di archiviazione dei pm e l’imputazione coatta disposta dal gup. Contro l’assoluzione decisa in abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare hanno fatto ricorso per la Procura l’aggiunto Annamaria Picozzi, per la Procura generale il sostituto Umberto De Giglio.
A carico del “re dei detersivi”, ritenuto vicino al clan di San Lorenzo-Tommaso Natale, c’erano le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui gli ex boss dell’Acquasanta, i fratelli Stefano e Angelo Fontana, che hanno rivelato di aver utilizzato le sue attività per «ripulire» 400 milioni di lire. Il nome dell’imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati ai capimafia Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Nel 2017 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha confiscato all’imprenditore un patrimonio di beni immobili, mobili, quote di società, titoli e denaro stimato in 450 milioni di euro. Oltre alla confisca, il tribunale gli ha imposto la misura personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza in quanto soggetto socialmente pericoloso. Nel provvedimento i giudici citano le dichiarazioni di una serie di collaboratori di giustizia – Onorato, gli stessi Galatolo, Spataro – che lo descrivono come imprenditore «pronto a dare il suo contributo” ai clan e disposto a ripulire soldi sporchi. La sua vicinanza alle cosche gli avrebbe consentito di imporsi sul mercato e gli ha «garantito una rapida espansione e un accesso al credito bancario».
«All’ascesa imprenditoriale di Ferdico – scrissero i magistrati – risulta associata la costante capacità di meritare la fiducia di numerosi esponenti di spicco della consorteria tanto da inserirsi a pieno titolo tra i riciclatori del denaro di una delle famiglie mafiose più radicate nel tessuto economico della città come quella dell’Acquasanta». Il collegio sottolineò inoltre i rapporti tra Ferdico e i boss di san Lorenzo Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
Nel 2017 Ferdico venne arrestato perché accusato di aver continuato a gestire parte del patrimonio confiscato anche grazie ad amministratori giudiziari compiacenti.