Duplice omicidio a Palermo: ucciso
Palermo, duplice omicidio in strada Due uomini uccisi a colpi di arma da fuoco
Una delle vittime è parente di Giovanni Bontade FOTO
Palermo – Vacilla la pista mafiosa, data per certa dagli investigatori per tutta la giornata. «Seguiamo anche altre strade», dice il capo della Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti confermando alcune indiscrezioni, secondo le quali dietro all’omicidio di Vincenzo Bontà e di Giuseppe Vela, trucidati in pieno giorno, per strada in via Falsomiele da alcuni sicari, a colpi di pistola, non ci sarebbero i clan. Una tesi in cui gli inquirenti avevano creduto viste le modalità dell’agguato – Bontà è stato freddato con un colpo alla nuca – e la parentela della vittima con lo storico capomafia di Villagrazia Giovanni Bontate.
Tra gli spunti seguiti ora dalla polizia ci sarebbe quello legato a una lite avuta dalla vittima con una coppia di vicini, che sono stati interrogati. Un colpo di scena che ha spiazzato anche gli investigatori che avevano parlato di omicidio “strategico”. Bontà era sposato con una delle tre figlie di Giovanni Bontate, fratello di Stefano, detto il principe di Villagrazia, tra i perdenti della guerra coi corleonesi di Totò Riina. Giovanni, una laurea in legge, moglie e tre figlie, tradì la famiglia e passò tra le fila dei nemici che, però, non lo risparmiarono. Ucciso nel 1988 nella sua casa bunker, si disse perché, escludendo la mano mafiosa dietro l’omicidio del piccolo Claudio Domino, aveva di fatto riconosciuto l’esistenza di Cosa nostra. Un movente “formale” che nascondeva la volontà di eliminare un personaggio ritenuto inaffidabile dalla stessa fazione per cui aveva rinnegato il suo sangue.
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Stamattina, insieme al suo guardaspalle, Giuseppe Vela, bracciante che lavorava sui terreni che la vittima gestiva nella zona di Villagrazia, antico feudo del suocero che le misure di prevenzione non hanno mai sottratto al clan, probabilmente Bontà doveva incontrare qualcuno. È sceso dall’auto. L’ha parcheggiata. E a bruciapelo è stato freddato, insieme all’amico a colpi di calibro 9. Al torace e poi alla nuca: un’esecuzione. Vela ha fatto la stessa fine, i sicari, almeno due, non l’hanno risparmiato, nonostante l’obiettivo della spedizione non fosse lui. L’agguato è avvenuto dove la strada si fa stretta e le vie di fuga non ci sono. Attorno campagna, aranceti e qualche casa. Nessuno ha visto nulla. Gli inquirenti non potrebbero contare, a quanto pare, nemmeno sugli “occhi” delle telecamere, assenti in quella zona.
Solo tre mesi fa i carabinieri avevano fatto piazza pulita nel quartiere arrestando tra gli altri l’anziano boss, Salvatore Profeta, capomafia vecchio stampo con una condanna a 10 anni scontata e un ergastolo, per la strage di via D’Amelio, espiato fino a quando un pentito, scagionandolo, l’ha tirato fuori di galera. Grazie alle intercettazioni è stato ricostruito l’organigramma dello storico mandamento palermitano, unico a “vantare” il primato dell’assenza di pentiti tra i ranghi degli uomini d’onore. E si è fatta luce sull’ultimo omicidio di peso avvenuto a Palermo: quello di Salvatore Sciacchitano, ucciso il 3 ottobre a poca distanza in linea d’aria da dove oggi hanno ammazzato Bontà.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA