La Polizia ha eseguirto una decina di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. In cella presunti esponenti della storica famiglia mafiosa palermitana della Guadagna. L’operazione, denominata “Stirpe”, è stata condotta dagli investigatori della Mobile diretti da Rodolfo Ruperti.
Dall’indagine emerge come, ancora oggi, i clan siano legati a rituali di affiliazione arcaici. Il blitz ha disarticolato il vertice del mandamento mafioso: tra gli arrestati, accusati di mafia ed estorsione, anche Salvatore Profeta, 66 anni, coinvolto nell’inchiesta sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino e capo della famiglia di Santa Maria di Gesù. Il capomafia, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come “uomo d’onore” del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate, già condannato per mafia, estorsione e droga, fu arrestato per la strage di via d’Amelio. Contro di lui le accuse del cognato, il falso pentito Vincenzo Scarantino autore di un depistaggio.
Profeta, scagionato, poi, dall’accusa di partecipazione all’eccidio dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, venne rilasciato a ottobre del 2011. Rimesso in libertà, secondo le indagini ha ripreso le redini del mandamento. La sua posizione di comando è stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al “rito del bacio in fronte” dispensato dal capo famiglia. Oltre al capo cosca Salvatore Profeta, la polizia di Palermo, ha arrestato i vertici della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. In cella anche alcuni familiari del boss, che, non appena questi, scagionato dall’accusa di avere avuto un ruolo nella strage di via D’Amelio, è tornato in libertà, si sono messi a sua disposizione nella gestione degli affari del clan.
Il provvedimento cautelare è stato eseguito anche nei confronti di Rosario e Antonino Profeta, nipote e figlio del capomafia. In carcere anche Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, impegnati, per conto della “famiglia”, nel controllo della zona di via Oreto.
Decine di persone sono scese in strada, questa notte, nel quartiere Guadagna di Palermo per salutare e rendere omaggio al boss Salvatore Profeta, circondato dalla polizia che lo stava arrestando. Una “processione” che ha ostacolato movimenti degli agenti della Mobile, come ha sottolineato il capo Rodolfo Ruperti. Profeta, accusato, ma poi scagionato, della strage di via d’Amelio, era stato scarcerato nel 2011.