Palermo, bimbo ingerisce hashish e coca e finisce in Rianimazione

Di Redazione / 24 Settembre 2019

PALERMO – Solo per un caso è stata evitata la tragedia, anche se restano ancora da chiarire i contorni di una vicenda che ha come vittima un bimbo di un anno e mezzo. Il piccolo è stato ricoverato ieri in Rianimazione a Palermo dopo avere ingerito hashish e cocaina, come ha confermato il referto dei medici. Inizialmente era stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Buccheri La Ferla, poi – a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni – è stato trasferito in Rianimazione all’ospedale dei Bambini. Per ore i genitori sono rimasti dietro la porta del reparto in attesa di notizie. Fortunatamente, dopo 24 ore, il piccolo è migliorato ed è stato trasferito in Pediatria.

La polizia, che ha segnalato la vicenda al tribunale dei Minori, ha subito compiuto una perquisizione nell’abitazione della coppia, senza però trovare alcuna traccia di sostanze stupefacenti. Il padre ha raccontato agli agenti che il figlioletto stava giocando fuori casa e avrebbe trovato lo stupefacente in strada. Una versione che non ha convinto gli investigatori.

Una vicenda analoga si era registrata, sempre a Palermo, nel dicembre del 2011. Anche in questo caso un bambino di 18 mesi, fu ricoverato all’ospedale dei bambini in fin di vita. Durante la visita furono scoperti sul corpicino del piccolo lividi, graffi e segni di bruciature sulle manine. E nelle urine una concentrazione di cocaina tale da far temere un’overdose.

I genitori, entrambi tossicodipendenti, furono accusati di aver lasciato sul tavolo tracce di cocaina che sarebbero state ingerite dal bambino e dagli altri due figli. Accusa che restò in piedi solo per il padre, mentre la madre venne condannata a tre anni di reclusione dal Gup, con il rito abbreviato, perchè riconosciuta responsabile delle lesioni: avrebbe colpito ripetutamente alla testa e al volto il piccolo, lasciando che i fratelli gli provocassero, per gioco, bruciature sulle mani e graffi su tutto il corpo.

A crollare di fronte alle contestazioni della polizia, dopo avere cercato in tutti i modo di trovare una giustificazione dicendo che il bimbo era caduto dal seggiolone, fu il compagno della donna, che raccontò le continue violenze della madre sui figli. Restava da chiarire la presenza di cocaina nelle urine del piccolo. Poi l’uomo ammise di essere tossicodipendente e di fare uso da tempo di cocaina assieme alla compagna. 

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