Palermo, banda a trazione femminile per consegnare la droga a domicilio

Di Redazione / 24 Maggio 2018

Undici persone arrestate di cui cinque donne. Era un’associazione a trazione femminile quella smantellata dalla Polizia di Palermo con l’operazione antidroga ‘Drug Away’. L’indagine, scattata nell’aprile del 2017 ed effettuata attraverso intercettazioni telefoniche e perquisizioni, ha fatto luce su un’organizzazione dedita allo spaccio a domicilio.

In manette sono finiti Eduardo Premuda, 46 anni, pregiudicato, Natalina Valenti, 42 anni, pregiudicata; Stefano Premuda, 23 anni pregiudicato; Alessandro Filippone, 26 anni, pregiudicato; Jessica Premuda, 27 anni incensurata; Maria Assunta Perricone, 53 anni, pregiudicata, Vito Valenti, 44 anni, pregiudicato; Vicnenzo Valenti, 32 anni, pregiudicato; Cristian Valenti, 21 anni, pregiudicato; Ornella Leto, 29 anni incensurata e Giuseppe La Cara, 64 anni incensurata.

E nell’organizzazione le donne avevano un ruolo tutt’altro che marginale. Madri, mogli, sorelle, figlie che dopo l’arresto degli uomini hanno preso il loro posto , smistando le telefonate, portando a domicilio la droga, assumendosi la piena responsabilità dell’attività di spaccio.

“Nel corso di questa indagine – dice il vice questore aggiunto Carla Marino, dirigente dei Falchi – abbiamo effettuato vari arresti in flagranza durante le consegne a domicilio fatte dagli uomini del gruppo. Le donne per non interrompere il floridissimo traffico prendevano in mano la situazione e si occupavano del business: la risposta alle chiamate, le consegne di droga, l’occultamento delle sostanze stupefacenti e anche la gestione della cassa comune”.

Una organizzazione stabile resa salda da vicoli familiari e coniugali, fondata sull’interscambiabilità delle risorse umane e dei ruoli esecutivi delle stesse, su luoghi comuni di detenzione, sull’ utilizzo comune di più utenze telefoniche e mezzi di trasporto, sulla gestione condivisa di una “cassa” comune per provvedere al sostentamento esclusivo di tutti i gruppi familiari appartenenti all’associazione nonché sulla condivisione e sullo scambio dei canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti e dei clienti assuntori. L’ attività di spaccio risultava destinata infatti ad una stabile, selezionata e fidelizzata “clientela” composta da numerosissimi consumatori residenti nel tessuto urbano ed extra urbano, ai quali veniva consegnato lo stupefacente presso il proprio domicilio dopo che questi avevano contattato i pusher tramite utenze telefoniche dedicate ad hoc.

In occasioni residuali gli stessi consumatori acquistavano invece lo stupefacente recandosi ad appuntamenti convenuti a Ballarò perlopiù allorché i fornitori di riferimento si trovavano in regime di arresti domiciliari e pertanto impossibilitati a consegnare la sostanza personalmente.

L’elevatissima attività di spaccio ha consentito di registrare numerose richieste e conseguenti consegne, tanto che nel periodo monitorato, se si tiene conto di una sola delle utenze, sono state registrate in un periodo circoscritto, in meno di due mesi, 2288 chiamate provenienti da n. 200 utenze di cui almeno una settantina in uso a soggetti che facevano richiesta di consegna di stupefacente anche più volte al giorno. L’analitico calcolo della sostanza stupefacente smerciata, sulla base del numero medio di consegne giornaliere, calcolato al minimo assoluto, raddoppiato nei week-end, raggiungeva pertanto un complessivo totale di vendita in 1,260 kg di stupefacente al mese, articolato, secondo le richieste dei consumatori, in cocaina, hashish e marjuana.

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