”Orfano di mafia a nove anni non è condizionabile dai clan”
”Orfano di mafia a nove anni non è condizionabile dai clan”
La sentenza del Cga di Palermo che ha annullato gli effetti di una misura interdittiva emessa dalla Prefettura di Agrigento nei riguardi di una ditta che aveva ottenuto un appalto pubblico
“Non ci può essere condizionamento mafioso se si è rimasti orfani quando si aveva nove anni”. E’ una delle motivazioni con le quali il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo ha annullato gli effetti di un provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Agrigento nei confronti di una ditta agrigentina.
La società aveva stipulato, con la ditta affidataria dei lavori di completamento del parcheggio pluriplano di piazzale Rosselli ad Agrigento un contratto di subappalto. Ma la Prefettura di Agrigento, ritenendo sussistente a carico della società elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa aveva emesso un’informativa interdittiva . L’Amministrazione comunale di Agrigento, aveva così disposto la rescissione del rapposto contrattuale. Inevitabile il ricorso giurisdizionale, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Lucia Alfieri, contro la Prefettura di Agrigento e contro il Comune di Agrigento, per l’annullamento, previa sospensione, sia dell’informativa interdittiva che della determina dirigenziale con cui il Comune di Agrigento aveva rescisso il contratto. La Prefettura di Agrigento, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, si era costituita in giudizio chiedendo il rigetto del ricorso. Il Cga aveva già sospeso la revoca dell’affidamento della gara d’appalto, ma ora, esaminando il merito della controversia, l’organo della magistratura amministrativa ha accolto la richiesta della ditta agrigentina disattendendo il quadro indiziario prospettato dalle forze dell’ordine e sottolineando che il titolare dell’impresa era stato sottoposto alla sorveglianza speciale oltre dieci anni fa e che il relativo decreto era stato riformato dalla Corte d’Appello di Palermo e inoltre con riferimento al fatto che il fratello è stato ucciso nel 2003 a seguito di omicidio di mafia ed alla nomina del nipote (figlio del fratello ucciso) quale direttore tecnico di un’altra società facente capo ad un altro fratello, non può significare un tentativo di infiltrazione perché secondo il Cga all’epoca dell’omicidio di stampo mafioso il nipote rimasto orfano “aveva appena nove anni, e perciò non poteva essere condizionato”.