«Era un atto illegittimo, in contrasto con varie convenzioni internazionali, impedire alla nave ong Open Arms l’attracco in un porto sicuro per sbarcare 147 migranti raccolti in mare». Lo ha detto, deponendo a Palermo al processo nel quale è imputato il ministro Matteo Salvini, il comandante Gregorio De Falco conosciuto come l’ufficiale della Capitaneria di porto di Livorno che in occasione del naufragio della nave Costa Concordia ordinò al comandante Francesco Schettino: «Vada a bordo, cazzo».
Nell’estate 2019 De Falco era senatore eletto nelle liste del M5s e componente della giunta per le autorizzazioni a procedere che accolse la richiesta della magistratura di procedere contro Salvini. Si occupò quindi dell’Open Arms sia per le sue competenze professionali ma anche come parlamentare. E proprio come parlamentare in quella occasione, ha detto, chiese alla ministra Elisabetta Trenta di non firmare un nuovo decreto sicurezza in sostituzione di quello emesso da Salvini (annullato dal Tar) perché violava le convenzioni internazionali sui soccorsi in mare. Secondo De Falco, «non poteva essere impedito lo sbarco sia perché la nave era ormai in prossimità di un porto sicuro sia perché l’operazione non poteva considerarsi conclusa con il salvataggio dei migranti». Bisognava anche tenere conto delle disastrose condizioni dei migranti che «si arrostivano sotto il sole». La ministra Trenta, che mi disse di sentirsi isolata, non firmò un nuovo decreto di interdizione per Open Arms ma il caso suscitò, nel movimento, valutazioni politiche diverse. C’era, secondo De Falco, la preoccupazione che la posizione rigorosa di Salvini, che minaccio di ritirare la delegazioni dei ministri della Lega, gli procurava un grande consenso politico. «Ma non si poteva – ha commentato – fare politica sulla carne delle persone».
Nella Guardia Costiera libica ci sono «tanti delinquenti» de è questo a renderla poco attendibile
nella gestione dei soccorsi in mare. Lo ha detto il comandante Gregorio De Falco, capo del reparto operativo della Capitaneria di porto di Napoli, deponendo a Palermo al processo al ministro
Matteo Salvini sui ritardi nello sbarco della Open arms. Rispondendo a una domanda della difesa, ha detto che considera delinquenti alcuni componenti della guardia costiera libica perché sono «stati in galera proprio in Libia» e che non si può considerare un approdo sicuro un posto dove «i migranti sono
schiavizzati e le donne sono violentate».