Open Arms, allarme sicurezza: minacce ai pm del processo

Di Redazione / 19 Settembre 2024

E’ allarme sicurezza per i tre pm del processo Open Arms: Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia
Righi. A seguito delle migliaia di messaggi di insulti e minacce indirizzate via social e di pesanti lettere intimidatorie rivolte ai magistrati la Procuratrice generale di Palermo Lia Sava ha lanciato l’allarme al Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. I tre pm, che il 14 settembre hanno chiesto la condanna a 6 anni per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio del ministro Matteo Salvini, preferiscono non commentare.

La requisitoria del processo che vede imputato Salvini del divieto di sbarco, secondo l’accusa illegittimo, alla nave della ong spagnola Open Arms con a bordo 147 migranti, ha suscitato polemiche politiche e una virulenta campagna social, con minacce di morte e insulti sessisti sotto le foto delle due pm del processo. Minacce anche ai familiari dei tre magistrati e lettere anonime inviate in Procura generale sono solo alcuni degli episodi segnalati dalla Pg di Palermo al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, organismo che fa capo alla Prefettura e che è deputato a decidere sulle misure di sicurezza. Post e minacce sono state trasmesse anche alla Procura di Caltanissetta, competente a indagare nei procedimenti che coinvolgono i magistrati di Palermo.
Sabella, Ferrara e Righi stanno valutando se perseguire civilmente e penalmente gli autori dei messaggi.

Nel caso della Open Arms e della solidarietà da lui espressa anche sui social a Matteo Salvini dopo la richiesta di condanna a 6 anni di reclusione da parte dei pm di Palermo, «non ho mai assolutamente detto che sia ingiusta l’attività della magistratura: prego di controllare bene il testo ed il significato della mia dichiarazione. La magistratura, requirente e giudicante, fa anche in questo caso il proprio lavoro, secondo quanto gli è stato istituzionalmente consegnato». Lo ha precisato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time al Senato, ad un’interrogazione dell’M5s.
Secondo Piantedosi «è stato ingiusto, per quanto legittimo, consegnare alla giurisdizione penale l’attività istituzionale di un ministro, volta al contenimento dell’immigrazione irregolare, da parte di gruppi politici parlamentari che, in altri analoghi e precedenti casi, non solo si erano espressi in senso diametralmente opposto, ma avevano rivendicato il valore politico e la riconducibilità ad azione di Governo delle medesime iniziative da parte dello stesso ministro. In alcuni casi intestandosi persino il reale merito di tali iniziative».
«Peraltro – ha proseguito Piantedosi – a tale situazione ed al significato del messaggio che ne derivò, fece seguito una immediata ripresa dei numeri crescenti di arrivi di migranti irregolari sulle nostre coste che solo con l’impegno dell’attuale Esecutivo, dopo alcuni anni, si sta contrastando con efficacia e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti: ad oggi meno 65% di ingressi irregolari rispetto all’anno scorso, ma anche meno 34% rispetto al 2022. È questo – ha sottolineato – l’interesse esclusivamente istituzionale che, da attuale ministro dell’Interno, annetto all’intera vicenda. E non mancheremo alcuna occasione per ribadire, ai trafficanti di esseri umani, che il governo Meloni continuerà in ogni direzione a contrastare il loro vergognoso mercato criminale assecondando, per converso, corridoi di ingressi legali per motivi umanitari e di lavoro anche in questo caso con numeri mai registrati nel recente passato». (

Pubblicato da:
Ombretta Grasso